'''Ibn MajaMāja''', ''[[nasab]] '' di AbuAbū `AbdʿAbd AllahAllāh Muhammad ibn YazidYazīd Ibn MajahMāja al-Rab`iRabʿī al-QazwiniQazwīnī ([[Qazvin]], 824 – 887). Uno dei sei principali tradizionisti, autore di un ''KitabKitāb al-Sunan''.
Il termine MajaMāja, significa “mese” in [[Lingua persiana|antico-persiano]] e corrisponde alla parola moderna ''mâh''. In realtà non si sa con certezza se Maja fosse il titolo del padre, ''[[mawla]]'' della tribù dei Rabi`aRabīʿa ibn NizarNiẓār, o semplicemente il nome della madre.
Alla giovane età di ventidue anni lasciò la sua città natale e, come tutti i ''[[Tradizione islamica|tradizionisti]]'', trascorse la sua vita viaggiando alla ricerca di fonti necessarie per la trascrizione della sua raccolta di ''[[hadith]] ''. Il suo lungo itinerario alla "ricerca della conoscenza" (''talabṭalab al-'ilmʿilm'') lo portò in [[Iraq]], in [[Siria]], nel [[Hijaz]] e in [[Egitto]].
Al termine dei suoi lunghi viaggi compilò la sua raccolta che comprende circa quattromila tradizioni, distribuite in centocinquanta capitoli. Molti critici giudicano la sua raccolta a un livello poco inferiore rispetto alle altre cinque sillogi, forse perché tremila dei ''hadith[[hadīth]]'' da lui trascritti erano già presenti nelle compilazioni precedenti. La sua raccolta non fu mai riconosciuta in [[Marocco]], perché non considerata autentica. Tuttavia ciò non ha impedito che la sua raccolta fosse inserita tra i [[Sei libri]] costitutivi della [[Sunna]], anche se la sua posizione rimase ugualmente controversa fino al [[XVIII secolo]].
Secondo [[Ibn Kathir]], Ibn MajaMāja scrisse anche un ''TafsirTafsīr'' – di cui non v’è però alcuna traccia – un’esegesi coranica cioè mirante a fornire ai musulmani un’interpretazione autentica dei dati più oscuri del Testo Sacro [[islam]]ico.