Indice cefalico: differenze tra le versioni
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== Storia ==
L'indice cefalico venne definito dall'[[anatomista]] [[Svezia|svedese]] [[Anders Retzius]] (1796-1860) il quale lo introdusse in antropologia fisica per classificare gli antichi reperti umani che venivano trovati in Europa. In base al rapporto fra la larghezza (diametro trasverso) e la lunghezza (diametro anteroposteriore) del cranio, Retzius distingueva gli individui dal cranio allungato e aventi indice cefalico inferiore a 77 ([[dolicocefalia|dolicocefali]]) da quelli con il cranio più breve e arrotondato con indice >= 85 ([[brachicefalia|brachicefali]]). Il concetto di "mesocefalia" venne introdotto nel [[1861]] da [[Paul Broca]] per designare gli individui con indici di valore intermedio.
L'indice rimase in auge in ambito antropologico, e soprattutto dagli antropologi [[razzismo|razzisti]], fino alla metà del [[XX secolo]] per la semplicità del calcolo sia nei reperti archeologici che nei soggetti viventi, con la convinzione che i dati quantitativi fossero in sé indizio di scientificità<ref>Renato Biasutti, ''Alcune osservazioni sulla distribuzione geografica dell'indice cefalico e dei principali tipi craniometrici'', Firenze : Tip. M. Ricci, 1911</ref>. L'indice cefalico di Retzius venne contestato dall'antropologo italiano [[Giuseppe Sergi]] come sistema rozzo e poco sensibile per gli studi antropologici delle popolazioni<ref>G. Sergi, ''Europa : l'origine dei popoli europei e loro relazioni coi popoli d'Africa, d'Asia e d'Oceania'', Torino : Fratelli Bocca, 1908</ref>.
L'indice cefalico è definito come:
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