Zhǐguān: differenze tra le versioni

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Il termine cinese '''zhǐguān''' (止觀, [[Wade-Giles]]: ''chih-kuan'', [[Lingua giapponese|giapponese]]: '''shikan'''), a cui si fa riferimento in questa voce, è composto da 止 ([[pinyin]] ''zhǐ'', [[sanscrito]] ''śamatha'', [[giapponese]] ''shi'') che in italiano si può tradurre come ''calma concentrazione'' e 觀 ([[pinyin]] ''guān'', [[sanscrito]] ''vipaśyanā'', [[giapponese]] ''kan'') che in italiano si può tradurre come ''discernimento''. Il termine cinese 止觀 si riferisce alla tecnica meditativa indiana del ''śamatha-vipaśyanā'' così come insegnata nella [[Buddhismo cinese|scuola buddhista cinese]] [[Tiāntái]] (天台宗, giapp. [[Tendai]]) le quali a loro volta fanno particolare riferimento alle opere ''[[Móhē Zhǐguān]]'' (摩訶止觀, Grande trattato di calma e discernimento, giapp. ''Maka Shikan'', [[T.D.]] 1911)<ref>È in corso d'opera la traduzione in lingua inglese del ''Mohe Zhiguan'', Wade-Giles: ''Mo-ho chih-kuan'', da parte di Paul L. Swanson. Per informazioni: http://www.nanzan-u.ac.jp/~pswanson/mhck/mhck.html</ref> e ''Tóngméng Zhǐguān'' (童蒙止觀, Trattato di calma e discernimento per principianti; in giapponese 小止観 ''Shō Shikan'', Piccolo trattato di calma e discernimento; [[T.D.]] 1915)<ref>''T'ung Meng Chih Kuan'' in: Charles Luk, ''I segreti della meditazione cinese'', Ubaldini Editore, Roma, 1965 pagg: 119-78</ref> di [[Zhìyǐ]] (智顗, 538-597) dove questa pratica meditativa viene descritta.
 
[[Riccardo Venturini]]<ref>in: Riccardo Venturini. ''Coscienza e cambiamento''. Assisi, Cittadella Editrice, 1998, p. 426</ref> evidenzia come i caratteri cinesi che compongono il termine ''zhǐguān'', ovvero 止觀, rappresentino:
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== Gli obiettivi ==
Lo ''zhǐguān'' permetterebbe, secondo le scuole [[Tiāntái]] e [[Tendai]], di penetrare la [[Triplice verità]] (圓融三諦 ''[[Yuánróng sāndì]]'', giapp. ''[[enyū santai]]'') e raggiungere l' ''illuminazione'' (sans. ''bodhi'', (cin. 菩提 ''pútí'', giapp. ''bodai'') ) risolvendo tutte le ambiguità della propria presenza nel mondo senza dover rinviare tale risposta ad una divinità trascendente (sans. ''deva'', cin. 天神 ''tiānshén'', giapp. ''tenjin''; critica già operata dal [[Buddhismo dei Nikaya]]); senza dover rifuggire il mondo delle "illusioni" e della vita ordinaria (sans. ''saṃsāra'', cin. 世間 ''shìjiān'', giapp. ''seken''; critica nei confronti del Buddhismo ''[[Hīnayāna]]'') e senza dover contemplare la [[vacuità]] della "Verità assoluta" (sans. ''paramārtha-satya'' o ''śūnyatā-satya'', cin. 空諦 ''kōngdì'', giapp. ''kūtai'') rinunciando alla propra soggettività (critica ad alcune scuole del [[Mahāyāna]]).
 
Lo ''zhǐguān'' prevede l'applicazione costante e coordinata dei suoi due aspetti (''śamatha'' e ''vipaśyanā'') in quanto, sostiene [[Zhìyǐ]]:
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Inoltre lo «''zhǐguān'' - avverte [[Zhìyǐ]]- è facile da predicare ma molto difficile da praticare»<ref> Zhìyǐ, ''ivi''</ref>.
 
== La pratica ==
 
=== Le Cinque precondizioni===
Per poter correttamente praticare lo ''zhǐguān'' occorre, secondo le scuole [[Tiāntái]] e [[Tendai]] innanzitutto soddisfare cinque precondizioni:
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* La nebbia del dubbio: il dubbio sulle proprie qualità, sul quel del maestro e sull'insegnamento stesso.
::Alla domanda del perché citare solo queste cinque nebbie quando ci sono molti generi di male, [[Zhìyǐ]] risponde:
{{quote|Queste cinque [nebbie] comprendono i ''tre veleni'' <ref> Vedi ''nota'' 5 </ref> e promuovono i quattro turbamenti <ref>sans. ''kleśa'', 煩惱 cin. ''fánnǎo'', giapp. ''bonnō''.</ref> che implicano tutte le 84 mila contaminazioni [...] Percio l'eliminazione di queste cinque [nebbie] annulla tutti i mali. Chi la compie è simile a un debitore che si sbarazza dei suoi debiti, a un malato che guarisce da una malattia, a un affamato che giunge in un paese opulento e a un uomo che sfugge ai briganti|Zhìyǐ, ''Tóngméng Zhǐguān'' 童蒙止觀, 3}}
 
=== La regolazione del cibo, del corpo, del respiro e della mente===
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*Il cibo che deve nutrire il corpo, regolandone la quantità e la qualità in modo appropriato.
*Il corpo facendo attenzione a calmarlo prima di assumere la postura che, sempre secondo [[Zhìyǐ]]:{{quote|dovrebbe sedere a gambe incrociate. In una parziale posizione del loto, la gamba sinistra va messa su quella destra e portata vicino all'addome [...] o una totale posizione del loto dove anche la gamba destra va messa su quella sinistra. [...] Poi la mano sinistra va sovrapposta a quella destra e tutte e due portate vicino all'addome. Successivamente occorre regolare la posizione del corpo tenendolo dritto e ondeggiandolo otto volte per rilassarsi. Così il corpo starà ritto con la spina dorsale né rigida né piegata. Poi occorre regolare la posizione del collo e della testa di modo che la punta del naso venga o trovarsi sulla stessa linea dell'ombelico. La testa non deve pendere né piegarsi, né chinarsi, né sollevarsi, ma stare pefettamente in equilbrio. Dopo il meditante deve rigettare con un respiro l'aria viziata, lentamente e con essa tutte gli impedimenti della mente. Poi dovrebbe chiudere la bocca per inalare aria fresca attraverso le narici. [...] Quando chiude la bocca, il labbro e i denti superiori dovrebbero toccare quelli inferiori, e la lingua il palato. Poi dovrebbe chiudere gli occhi per escludere la luce. In questo modo dovrebbe sedere ritto come un macigno, senza muoversi. È importante abbandonare sia lo sforzo che la fiacchezza|Zhìyǐ, ''Tóngméng Zhǐguān'' 童蒙止觀, 4}}
:Va notato come questo testo sia stato più volte ripreso, adattandolo, in numerosi testi sia del [[Buddhismo Chán]] che di quello [[Zen]], come peraltro hanno osservato gli studiosi statunitensi Richard R. Robinson e Williard L. Johnson : {{quote|I suoi scritti sulla meditazione [di [[Zhìyǐ]]] costituirono la matrice su cui si svilupparono le scuole [[chán]]. Molte guide di meditazione [[chán]], ancora nell'XI secolo riportavano alla lettera ampi stralci del ''Mohe Zhiguan'' |Richard R. Robinson e Williard L. Johnson. ''The Buddhist Religion - A Historical Introduction'', Wadsworth Publishing Company, USA, 1997, Cap. 8,5,1 (it. ''La religione buddhista - Una introduzione storica'', Ubaldini, Roma 1998)}}
*Il respiro il cui suono non si deve udire, che non deve essere affannoso, che non deve essere condizionato ma calmo e leggero immaginando che entra ed esca da tutti i pori liberamente e agevolmente.<br>
*La mente che non deve vagare nel mondo esterno ma che non si deve nemmeno assopire, regolando costantemente la postura e il respiro.
 
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==Note==
<references/>
 
 
== Bibliografia ==
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{{Portale|Buddhismo}}
 
[[Categoria:Buddhismo]]
[[Categoria:Buddhismo cinese]]