Geremia (Michelangelo): differenze tra le versioni

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[[Geremia] è rappresentato come una figura energica che amplifica in crescendo l'attività psichica dei ''Profeti'' all'avvicinarsi verso l'altare, dalla calma meditazione di ''[[Zaccaria (Michelangelo)|Zaccaria]]'' sopra la porta, fino allo sconvolgimento nel pieno del ''furor'' profetico di ''[[Giona (Michelangelo)|Giona]]''.
 
Quella di ''Geremia'' è una cupa desolazione, oppresso da una dolorosa consapevolezza di nefasti presagi. Nel [[Libro di Geremia]] infatti si legge come avverrano tempi di sceleratezza e lontanaza degli uomini da Dio, che verranno eperòperò superati con una nuova alleanza, che prefigura quindi la venuta di Cristo, nonché la fine dei tempi (seconda venuta), a cui allude anche la vicina scena della ''[[Separazione della luce dalle tenebre]]'', prefigurazione della separzaione dei giusti dai malvagi durante il [[Giudizio Universale]].
 
Il profeta piega in avanti il busto e poggia la testa su una mano col gomito appoggiato sul ginocchio, a gambeginocchia divaricate coi robusti piedi intrecciati, come a cercar spazio per le possenti gambe. L'espressione è cupa, come anche la tonalità del volto rugoso e dalla barba e capigliatura canuta, in cui qualcuno ha voluto riconoscere un possibile autoritratto di Michelangelo.
 
Gli assistenti, caso unico nella volta, non sono due fanciulli, ma due persona adulte vetite in abiti contemporanei, forse due ritratti a cui non è però popssibile attribuire una specifica identità. Sono un uomo con mantelloemantello e cappuccio rosso scuro e una donna con una turica bianca e una veste verde chiaro. L'espressione della donna in particolare è grave e luttosa, di forte espressività. L'altro personaggio venneè inveceoggi frutto di una ridipintoridipintura dopo una caduta dell'intonaco, in cui si perse anche una parte della capigliatura del profeta.
 
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