Villa Badoer: differenze tra le versioni
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Curioso è il ricorso dell'architetto ad un artista quanto meno atipico per le decorazioni di villa; Palladio infatti è solito rivolgersi a collaboratori di fiducia, protagonisti abituali e spesso ricorrenti. Per La Badoera compare invece tale ''Giallo Fiorentino'', con attribuzione priva di dubbio in quanto citata da Palladio stesso nella didascalia riportata nei ''Quattro libri''. Non altrettanto priva di dubbi l'identificazione dell'artista, da ricercarsi certamente al di fuori della abituale cerchia dei collaboratori, anche se probabilmente già dotato di una certa notorietà al tempo, essendo citato dal Palladio con il solo [[pseudonimo]]. In un primo tempo individuato come [[Jacopo del Giallo]], figlio di [[Antonio del Giallo|Antonio]], [[miniaturista]] di una certa fama operante in [[Venezia]], va in realtà identificato in un Giallo pittore già collaboratore di [[Giuseppe Salviati]] nella decorazione della facciata di [[Palazzo Loredan]] a [[Santo Stefano (Venezia)|Santo Stefano di Venezia]]. Recenti studi di Antonello Nave tendono a identificarlo con il pittore fiorentino [[Pier Francesco di Jacopo Foschi]].
Le immagini che affrescano le pareti della villa rappresentano tematiche [[mitologia|mitologiche]] ed [[allegoria|allegoriche]] talora legate al territorio ed alla committenza, assieme a [[grottesche]], nicchie, [[
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