Timeo (dialogo): differenze tra le versioni

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[[File:1 053909D 001.gif|thumb|''De Atlantide ad Timaeum atque Critiam Platonis'' (Johann Christian Bock, 1685)]]
 
Termina qui la parte propriamente dialogica dell'opera, per dare inizio ad una lunga e complessa trattazione ad opera del solo Timeo. Nella prima parte Platone si sofferma sulle verità eterne della realtà increata, e su come questa abbia dato origine al cosmo del divenire. Data l'esigenza di sciogliere il [[dualismo]] fra mondo delle Idee e mondo delle cose, viene introdotto un terzo termine mediatore, il ''[[Demiurgo]]'', ovvero il "divino artefice", una figura che successivamente è stata paragonata a quella del [[Dio]] cristiano. Compito del Demiurgo è quello di "plasmare", ordinare la materia preesistente, puro caos e necessità (αναγκη), ad immagine e somiglianza delle Idee. Per fare questo l'Artefice utilizza il numero, mediatore tra la realtà mutevole e quella eterna, ed in questo modo dà vita al cosmo attraverso un'[[anima del mondo]]. Quindi crea il tempo, immagine mobile dell'eternità, e gli astri, che sono dèi visibili. A queste divinità create attribuisce il compito di forgiare quello che resta del mondo, ovvero i corpi delle creature mortali; in questo modo il cosmo è compiuto in maniera completa e bella, la migliore possibile per un mondo in divenire. Viene fornita quindi una breve descrizione dei sensi umani e della loro finalità, a cui segue la seconda parte del dialogo.
 
== Parte seconda: il principio materiale ==