Battaglia di Avarico: differenze tra le versioni

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Giulio Cesare arrivò in Gallia nel [[58 a.C.]], dopo il [[console (storia romana)|consolato]] dell'anno precedente. Era, infatti, consuetudine che i [[console (storia romana)|consoli]], gli ufficiali più elevati in grado di Roma, alla fine del loro mandato fossero nominati governatori in una delle [[Provincia romana|province]] dal [[Senato|Senato romano]]. Grazie agli accordi del [[primo triumvirato]] (l'alleanza politica non ufficiale con [[Gneo Pompeo Magno]] e [[Marco Licinio Crasso]]), Cesare fu nominato [[proconsole|governatore]] della [[Gallia Cisalpina]] (la regione fra le [[Alpi]], gli [[Appennini]], l'[[Adriatico]]), dell'[[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] e della [[Gallia Narbonense]].
 
Cesare, con la scusa di dover impedire che il popolo degli [[Elvezi]] attraversasse la [[Gallia]] e si stabilisse in una posizione scomoda per [[Repubblica romana|Roma]], ad occidente dei suoi possedimenti della [[Gallia Narbonense|provincia narbonense]], si intromise negli affari interni di queste popolazioni. Una ad una tutte le popolazioni della [[Gallia]] furono sconfitte dal proconsole romano, a cominciare dalla [[Gallia Belgica]], spingendosi poi a sottomettere quelle della costa [[Oceano Atlantico|atlantica]], fino all'[[Gallia Aquitania|Aquitania]]. Furono battute, inoltre, le popolazioni [[germani]]che di [[Ariovisto]] nell'[[Alsazia]], due volte fu attraversato il [[Reno (Germania)|Reno]] (nel [[55 a.C.|55]] e [[53 a.C.]]). Primo tra i Romani, Cesare condusse due spedizioni contro i [[Britanni]] d'oltre [[La Manica]] nel [[55 a.C.|55]] e [[54 a.C.]].<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', libri I-VI.</ref>
 
=== Preludio alla battaglia ===
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=== L'impatto sulla storia ===
La sconfitta cocente subita dai [[Galli]] generò tra gli insorti un principio di sconforto e di divisioni. Generò nel generale romano un senso di onnipotenza, tanto da indurlo a pensare di poter battere [[Vercingetorige]] in una campagna rapida ed efficace, reprimendo la rivolta in poche settimane. Cesare, però, sottovalutò il suo avversario. Egli, infatti, affidandosi ad un piano troppo ardito per il prosieguo della campagna, divise l'[[esercito romano|esercito]]. A [[Tito Labieno]] furono affidate 4 legioni per recarsi presso i [[Parisi]] ed incutere loro timore, mantenendo tranquille le tribù della [[Gallia Belgica]]. A se stesso si riservava il compito più difficile: quello di attaccare con le restanti 6 legioni, la capitale degli [[Arverni]], covo della coalizione, dove si rifugiava [[Vercingetorige]]. Le sue intenzioni di portare a termine la guerre in breve tempo andarono deluse, poiché fu sconfitto a [[battaglia di Gergovia|Gergovia]], tanto da costringerlo a rivedere i suoi piani futuri. Ma questa sconfitta si trasformò in vittoria finale, quando capì che Vercingetorige, era un avversario diverso e più temibile di tutti quelli che fino ad allora aveva affrontato, dal [[58 a.C.]]. La fine della guerra si compì nel difficile e lungo assedio alla [[battaglia di Alesia|roccaforte di Alesia]].<ref>J. Carcopino, ''Giulio Cesare'', Milano 1993, p.337-380.</ref>
 
== Note ==