Al-Fustat: differenze tra le versioni

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Per quella data però al-Fustāt era stata soppiantata dalla città del [[Il Cairo|Cairo]], che il nuovo potere volle le si sviluppasse accanto, senza soluzione di continuità, seguendo la direttrice NE. Il Cairo divenne non solo il centro del potere politico e militare ma inevitabilmente attirò artigiani e corporazioni che la svilupparono in modo notevole, mentre al-Fustāt mantenne comunque una sua significativa presenza. Essa però si affievolì alquanto dopo l'incendio che la devastò e che fu forse appiccato dall'[[Imam|Imām]] fatimide [[al-Hakim|al-Hākim]] ai primi dell'XI secolo, probabilmente per punire i suoi abitanti dell'opposizione che gli manifestavano tramite libelli ostili alla sua bizzarra e per certi aspetti folle e intollerante politica interna.
 
Fustat aveva all'epoca mantenuto una sua vitale attività commerciale e non è un caso che la vasta, ricca e colta comunità ebraica della città, vi abbia costituito e costruito varie imprese mercantili e diverse [[Sinagoga|sinagoghe]], in una delle quali (la cosiddetta "[[GenizahGeniza del Cairo| Genizah de[gl]i [Ebrei] palestinesi]]"), ci si dimenticò a un certo punto della sua attività di procedere al seppellimento rituale dei lacerti di carta, papiro o pergamena su cui comunque compariva il [[Tetragramma|sacro nome di Dio]].
Dalla documentazione contenuta comunque in quei lacerti (utilizzati al massimo delle loro possibilità, visto l'alto costo del materiale), a partire dalla data del rinvenimento ([[XIX secolo]]) si è occupato con grande dottrina lo studioso neerlandese [[Shlomo Dov Goitein]], che contribuì in maniera decisiva a tracciare uno stupefacente (perché insospettato) quadro economico della società egiziana dell'epoca (X-XII secolo), in cui in un clima di sostanziale e diffusa tolleranza fiorirono economicamente ma anche culturalmente i rapporti tra la componente ebraica, cristiana e musulmana sunnita dell'Imamato [[Fatimidi|fatimide]].