Lenci (azienda): differenze tra le versioni
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|logo =
|tipo = Società per azioni
|data_fondazione =[[
|data_chiusura =[[2002]]
|nazione = ITA
|luogo_fondazione =[[Torino]]
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|persone_chiave =Enrico e Elena Scavini, Beppe Garella
|industria = [[Industria del giocattolo]]
|prodotti = [[bambola|bambole]] e oggetti per l'infanzia
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}}
[[File:Lenci-Puppe Sielzeugmuseum Bd Lauterberg001.png|thumb|240px|Bambola Lenci]]
La [[ditta]] '''Lenci''' fu fondata nel [[1919]], a [[Torino]], da Enrico ed [[Elena Scavini]]. Il nome deriva dal [[soprannome]] di Elena, poi trasformato nell'[[acronimo]] di ''Ludus est nobis costanter industria'' (il gioco è la nostra ricerca continua). Produceva [[bambola|bambole]] e abiti in una stoffa detta [[panno lenci]], e oggetti e arredi in legno per bambini. Lo studio era punto di incontro di artisti e fucina di idee, aperto alle collaborazioni di artisti del tempo.
Il [[marchio]] ''Lenci'' fu [[deposito|depositato]] nel [[1922]]. Le bambole non avevano solamente l'aspetto di bimbi, spesso imbronciati, che indossavano [[costumi regionali]] o scimmiottavano il mondo degli adulti, ma seguivano l'attualità con caricature di personaggi in voga o riferimenti a temi d'attualità. Il grande successo, che portò la ditta ad esporre da [[Zurigo]] a [[Parigi]], da [[Roma]] a [[Milano]], diede il via a numerose imitazioni e la produzione, in tutta [[Europa]], di bambole simili a prezzi minori provocò una crisi culminata nel [[1929]]; per superarla, a partire dal [[1927]], la ''Lenci'' iniziò a produrre ceramiche artistiche, piccole statuine o gruppi, con personaggi e animali. Collaborarono alla realizzazione dei modelli, artisti quali: [[Sandro Vacchetti]], direttore artistico della [[Lenci]] dal 1922 al 1934, [[Lino Berzoini]], [[Giovanni Riva]], [[Giovanni Ronzan]], [[Teonesto Deabate]], [[Giovanni Pietro Spertini]], [[Cläre Burchart]], [[Marcello Dudovich]], [[Gigi Chessa]], [[Mario Pompei]], [[Nillo Beltrami]], [[Mario Sturani]], [[Giulio Da Milano]], [[Giovanni Grande]], [[Ines Grande]], [[Claudia Formica]], [[Luigi Borione]], [[Camillo Ghigo]], [[Giuseppe Porcheddu]], [[Gino Levi-Montalcini]], [[Abele Jacopi]].
Nel gennaio del 1929, [[Gio Ponti]], sulla [[Domus (rivista)|Domus]], pubblica ''Adolescenti'' e ''Gli sposi'' di [[Giovanni Grande]].
Sempre nello stesso anno [[Casa Bella]] pubblica le foto delle ceramiche: ''La mucca'', ''Susanna'', ''La merenda'' di Giovanni Grande, ''Marianna'' di Elena Scavini, ''Amor paterno'' di [[Sandro Vacchetti]], corredate da un lungo redazionale.
Le ceramiche ebbero grande successo, pur non riuscendo a risollevare le sorti dell'azienda, che negli anni '30 superava i seicento dipendenti. Nel 1934 [[Sandro Vacchetti]] lascia la Lenci ed apre una propria [[fornace]] che prende il nome di [[Essevi]], dalle sue iniziali e produce figure in ceramica quali ''Balilla'', ''Monello'', ''Buona Pasqua'', ed alcuni veri capolavori per ricchezza dei decori, quali ''Diva'', ''Disordine della giarrettiera'' e ''Sfinge moderna'', costituendo di fatto una ulteriore concorrenza per la Lenci.
Dal 1938 la società Lenci proseguirà sotto la guida della famiglia Garella e con la [[direzione artistica]] del Sig.[[Mario Sturani]],noto artista. ▼
Nel [[1937]] il Cav. [[Pilade Garella]], [[ragioniere commercialista]] torinese che aveva affiancato la gestione Scavini fin dalla [[crisi del 1929]], rileva l'azienda insieme al fratello Flavio.
▲Dal
[[Beppe Garella]], figlio di Pilade, entra in azienda nel 1942, riapre al mercato USA e diversifica la produzione della manifattura affiancando alla produzione più classica, i personaggi disneyani come Topolino e Paperino e negli anni successivi i personaggi televisivi di [[Topo Gigio]] e [[Calimero]].
Sturani lavorò per la Lenci fino al 1964 data che segna la fine della prima produzione della ceramica Lenci. La produzione di bambole e pupazzi degli [[anni 1960|anni sessanta]] e '70, invece, proseguì con successo con le nuove bambole Lencirelle, di un tipico design di quegli anni e completamente in panno.
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