Controversia dei riti cinesi: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 18:
==Le tappe della controversia==
Dopo che i missionari di Cina
Una svolta decisiva alla vicenda dei Riti venne impressa dal [[Vicario del Fujian]] [[Charles Maigrot]] [[Società per le Missioni Estere di Parigi|M.E.P.]], che nel [[1693]] emise un decreto, formalmente valido solo per la sua giurisdizione ma che di fatto influenzò tutti i missionari di Cina, che proibiva l'uso dei nomi "[[Tiān]]" e "[[Shàngdi]]" - in uso da secoli nel panorama religioso cinese - per indicare il Dio dei Cristiani, proibiva l'iscrizione che significava "Sede dell'Anima" nelle tavolette usate in ricordo dei defunti, e proibiva infine ai convertiti di partecipare ai [[riti equinoziali]] in onore di Confucio e del "[[Cielo]]".
La situazione si fece molto più tesa tra la fine del secolo e l'inizio di quello successivo.
Nel novembre 1700 i Gesuiti fecero una importante contro-mossa redigendo un documento sulla identità dei riti controversi, in cui si sosteneva che essi fossero soltanto "civili" e non religiosi, e sottoponendolo all'Imperatore [[Kang Xi (imperatore Qing)|Kangxi]], che lo approvò dapprima soltanto verbalmente, poi, su espressa richiesta dei missionari gesuiti, la sua risposta venne messa per iscritto dai mandarini di corte.
Nel
Nel [[1705]] il [[legato pontificio]], [[cardinale]] [[Carlo Tommaso Maillard de Tournon]],
Nel Marzo 1715 Papa Clemente XI emanò quella che nelle intenzioni doveva essere l'ultima parola sulla questione: la [[bolla papale|bolla]] "''Ex Illa Die''", che ribadiva e confermava tutte le proibizioni del decreto del 1704, ed esigeva un giuramento dai missionari.
Riga 38:
I Gesuiti di [[Pechino]] si rifiutarono di accettare la Bolla ed obbedire alle sue direttive, e si autosospesero dall'[[amministrazione dei sacramenti]], sostenendo che non era possibile fare missione in Cina seguendo quelle proibizioni; mentre altri missionari ([[propagandisti]], francescani, domenicani, M.E.P.) continuarono tranquillamente a fare [[attività pastorale]] seguendo le direttive della Santa Sede.
Questa seconda [[legazione]] fu condotta con maggiore diplomazia e giunse quasi ad una positiva conclusione con la famosa udienza del [[14 gennaio]] [[1721]], in cui sembrò che l'Imperatore accogliesse tutte le richieste del [[Papa]]. Ma anche allora la situazione precipitò e il Legato ritornò in Europa senza riportare un significativo successo, neanche concedendo le cosiddette "Otto Permissioni", che tentavano, peraltro invano, di venire incontro alle pretese dei Gesuiti. La '''Questione dei riti cinesi''' proseguì ancora per diversi anni fino a che venne posta la parola fine nel [[1742]] con la bolla ''[[Ex quo singulari]]'' di [[papa Benedetto XIV]], con cui si bandivano definitivamente questi riti, si obbligavano i missionari a un giuramento di fedeltà, e si proibiva anche ogni ulteriore discussione sull'argomento.
Line 50 ⟶ 51:
* Brockey Liam Matthew, ''Journey to East: The Jesuit Mission to China, 1579-1724'', Harvard University Press, 2007
* Brucker Joseph S.J., voce Chinois (Rites), in Dictionnaire de Théologie Catholique, a cura di A.Vacant e E.Mangenot, t.2, Parigi, Letouzey 1932, coll.2364-2391
* Corradini Piero, ''Cina: popoli e societa in cinque millenni di storia'', Firenze, Giunti, 1996
* D’Elia Pasquale, ''La recente istruzione della S.C. di Propaganda Fide'', in La Civilità Cattolica, XCI, vol.I, 1940, pp.123-137, e vol.II, pp. 191-202
* Dunne George H., ''Generation of giants: the story of the Jesuits in China in the last decades of the Ming Dynasty'', University of Notre Dame Press, Notre Dame, Indiana, USA, 1962
|