Adozione nell'antica Roma: differenze tra le versioni

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Talvolta il ''pater familias'' che dava in adozione il proprio figlio poteva ricevere delle somme di denaro quale indennizzo; colui che veniva adottato, prendeva il nome del padre adottivo, cui si aggiungeva un ''[[cognomen]]'' costruito con il ''[[nomen]]'' del padre naturale e il suffisso ''-anus''. [[Augusto|Gaio Ottavio Turino]], adottato da [[Gaio Giulio Cesare]], divenne infatti Gaio Giulio Cesare Ottaviano. L'adozione non era un fatto segreto né biasimato, e non comportava un totale allontanamento del figlio adottivo dalla sua famiglia d'origine; al contrario, l'adozione serviva spesso a costruire salde alleanze politiche tra due famiglie, che potevano guadagnare così una notevole influenza.
 
Similare all'adozione era invece la pratica per cui un uomo in fin di vita decideva di affidare i propri figli alla custodia di un altro ''pater familias'', che se ne sarebbe preso cura; si ricordano, aal riguardo, [[Lucio Cornelio Silla]], che affidò i figli a [[Lucio Licinio Lucullo]], e l'imperatore Tiberio, che affidò i figli di [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]], di cui aveva egli stesso la custodia, ai senatori.
 
==Note==