Estetica trascendentale: differenze tra le versioni

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Per comprendere a pieno il titolo che [[Kant]] volle dare alla prima parte della sua opera, occorre considerare la storia dei due termini che lo compongono:
 
* l'[[estetica]] era stata introdotta da [[Alexander Gottlieb Baumgarten]] per definire la ''scienza del bello'' (significato che più si avvicina alla moderna accezione del termine). [[Kant]] recupera il significato greco del termine (''àisthesis'': [[sensazione]], percezione sensoriale), utilizzandolo per indicare una ''scienza della [[sensibilità (filosofia)|sensibilità]]'', ovvero quella che per [[Kant]] è la percezione delle cose esterne da parte della particolare costituzione umana;
 
* il [[trascendentale]], per [[Kant]], è invece ciò che precede qualunque [[esperienza]] ed allo stesso tempo ne indica le condizioni. Dunque il filosofo utilizza ''trascendentale'' come [[Sinonimia|sinonimo]] di ''[[a priori]]'', di ''puro'', allontanandosi dal significato che la [[filosofia scolastica]] dava sia al termine ''[[trascendente]]'' (ciò che è in contrapposizione a ciò che è [[empirismo|empirico]]) sia al termine ''[[trascendentale]]'', [[predicato]] che solo, per la sua somma universalità, è attribuibile ai perfetti attributi di [[Dio]] riguardo al suo [[intelletto]] - somma [[verità]] - e alla sua volontà - sommo bene.
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La validità delle [[scienza|leggi scientifiche]], basate sul rapporto causa-effetto non era più quindi garantita per l'[[avvenire]] ma era tale solo per il [[passato]]. Questo accadeva per un'[[dialettica|antitesi]] inconciliabile tra la [[ragione]] umana che aspira a leggi universali e l'osservazione [[empirismo|empirica]] che fornisce solo casi singoli.
 
Ne "I sogni di un visionario spiegati coi sogni della [[metafisica]]" ([[1764]]) Kant si riconosce debitore di Hume che lo ha fatto uscire dal [[dogma]] metafisico ma rifiuta il suo [[scetticismo filosofico|scetticismo]] secondo il quale gli stessi fatti empirici non sono certi, ma si riducono a semplici impressioni che poi si traducono in [[idea|idee]], copie sbiadite delle sensazioni, che conserviamo solo per l'utilità della vita.
Hume quindi concludeva come fosse impossibile un sapere scientifico, un sapere autentico, stabile e sicuro, che Kant invece s'incarica di rifondare proprio nell'Estetica trascendentale.
 
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Come primo passo egli sistema il problema con un [[metodo]] tratto dalla [[Aristotele|logica formale]] per cui distingue tre tipi di conoscenze (giudizi):
*il [[Aristotele|giudizio analitico]], così denominato poiché deriva dall'analisi del [[Soggetto (filosofia)|soggetto]], (per es: il triangolo ha tre angoli) ''necessario'', nel senso che una volta affermato non può più essere negato, ed universale, che tutti gli uomini dotati di ragione possono emettere: questo tipo di sapere è "''a priori''", cioè prescinde dall'[[esperienza]] e proprio per questo, questi giudizi non sono [[aumento|estensivi]] della conoscenza in quanto non ci dicono nel [[predicato]] (tre angoli) niente di più di quello che già sapevamo con il soggetto (il triangolo).
*il [[Aristotele|giudizio sintetico]], così chiamato perché espresso in [[sintesi]], in "unione" con l'esperienza, (per es.: "alcuni corpi sono pesanti") non è necessario come il primo, qui posso affermare e negare (alcuni corpi non sono pesanti) né universale, non appartiene a tutti gli uomini dotati di ragione: perché in questo caso non basta la ragione occorre fare esperienza della [[peso proprio|pesantezza]] dei corpi. Questi sono "''[[a posteriori]]''" e per questo sono estensivi della conoscenza.
 
Ora il [[scienza|sapere scientifico]] dovrebbe avere le caratteristiche di necessità e universalità dei primi (gli analitici), in modo che, contrariamente a quanto sosteneva Hume esso possa essere stabile e sicuro e nello stesso tempo, riguardando l'esperienza, possa essere estensivo della conoscenza come i secondi (i sintetici). Occorrerebbe cioè che fossero possibili: