Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni

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[[File:Cesar-sa mort.jpg|thumb|380px|[[Vincenzo Camuccini]], ''Morte di Cesare'', 1798, [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea|Galleria Nazionale di Arte Moderna]].]]
Entrato in senato, si andò a sedere ignaro al suo seggio, dove fu subito attorniato dai congiurati che finsero di dovergli chiedere grazie e favori. Mentre Decimo Bruto intratteneva il possente Antonio fuori dalla Curia, per evitare che prestasse soccorso, al segnale convenuto, [[Publio Servilio Casca Longo]] sfoderò il pugnale e colpì Cesare al collo, causandogli una ferita superficiale e non mortale. Cesare invece, per nulla indebolito, cercò di difendersi con lo stilo che aveva in mano, e apostrofò il suo feritore dicendo ''"Scelleratissimo Casca, che fai?"'' o gridando ''"Ma questa è violenza!"'' Casca, allora, chiese aiuto al fratello (''ἀδελφέ, βοήθει''), e tutti i congiurati che si erano fatti attorno a Cesare si scagliarono con i pugnali contro il loro obiettivo: Cesare tentò inutilmente di schivare le pugnalate dei congiurati, ma quando capì di essere circondato e vide anche Bruto farglisi contro, raccolse le vesti per pudicizia e alcuni dicono si coprisse il capo con la toga prima di spirare, trafitto da '''ventitré coltellate'''. Cadde ai piedi della statua di Pompeo,<ref>La statua ai piedi della quale morì Cesare è, secondo la tradizione, quella attualmente visibile presso [[Villa Arconati]], a [[Castellazzo di Bollate]]</ref> pronunciando ultime parole che sono state riferite in vario modo:
 
* ''{{Polytonic|Καὶ σὺ, τέκνον;}}'' (''Kai su, teknon?'', in greco, "Anche tu, figlio?")<ref name="Morte_Svetonio">[[Svetonio]], ''Cesare'', 82</ref>