Ermeneutica del Concilio Vaticano II: differenze tra le versioni

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I principali studiosi che sostengono l'ermeneutica della continuità sono i cardinali [[Walter Brandmüller]], presidente del [[Pontificio Comitato di Scienze Storiche]], [[Avery Robert Dulles]] e [[Francis Eugene George]], l'arcivescovo [[Agostino Marchetto]], il [[Ordine dei Frati Predicatori|domenicano]] [[Charles Morenod]] e il filosofo del diritto [[Russell Hittinger]].<ref>Roberto de Mattei, ''Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta'', Torino 2010, p. 8</ref>
 
Una critica all'ermeneutica della continuità ne contesta l'impostazione [[teologia|teologica]] più che [[storia|storica]], con la presunta conseguenza di togliere importanza al Concilio considerato come evento.<ref>Roberto de Mattei, ''Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta'', Torino 2010, pp. 22-23</ref><ref>Secondo [[Giuseppe Alberigo]] la ricostruzione dei fatti avvenuti tra il [[25 gennaio]] [[1959]] e l'[[8 dicembre]] [[1965]] è una premessa necessaria per la comprensione del Concilio. Giuseppe Alberigo, ''Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano II'', Bologna 2009, p. 766 cit. da Roberto de Mattei, ''Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta'', Torino 2010, p. 23</ref>
 
==Ermeneutica della discontinuità==