Dino Compagni: differenze tra le versioni

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Dino tenne comunque una posizione equilibrata, simile a quella del suo coetaneo [[Dante Alighieri]], e promosse l'esilio dei capi delle due parti per ottenere una pacificazione della città (in esilio fu mandato anche [[Guido Cavalcanti]]). Con l'arrivo di [[Carlo di Valois]] a Firenze e la sconfitta dei Bianchi, Dino Compagni, pur evitando l'esilio (essendo stato priore l'anno precedente, non poteva per legge essere condannato), fu costretto a ritirarsi definitivamente dalla vita politica.
 
===''Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi''===
Come Dante, fu preso da entusiasmo alla notizia della discesa di [[Enrico VII del Sacro Romano Impero|Enrico VII]] in Italia, vedendo in essa l'occasione di una rivincita dei Bianchi e di una soluzione equilibrata dei problemi della città. Concepì allora la ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi]]'', scritta infatti fra il [[1310]] e il [[1312]], e rimasta interrotta quando Enrico VII morì presso [[Buonconvento]]. L'interruzione è stata spiegata con il fallimento del progetto di una riscossa dei Bianchi a Firenze e dei [[ghibellini]] in generale in Italia. A questo punto l'opera manoscritta, che conteneva duri giudizi su personaggi ancora vivi e potenti, rimase nascosta in casa di Dino (morto nel [[1324]]) e dei suoi discendenti, e fu scoperta solo nella seconda metà del [[Quattrocento]].
{{vedi anche|Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi}}
 
Come Dante, fu preso da entusiasmo alla notizia della discesa di [[EnricoArrigo VII deldi Sacro Romano ImperoLussemburgo|Enrico VII]] in Italia, vedendo in essa l'occasione di una rivincita dei Bianchi e di una soluzione equilibrata dei problemi della città. Concepì allora la ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi]]'', scritta infatti fra il [[1310]] e il [[1312]], e rimasta interrotta quando Enrico VII morì presso [[Buonconvento]]. L'interruzione è stata spiegata con il fallimento del progetto di una riscossa dei Bianchi a Firenze e dei [[ghibellini]] in generale in Italia. A questo punto l'opera manoscritta, che conteneva duri giudizi su personaggi ancora vivi e potenti, rimase nascosta in casa di Dino (morto nel [[1324]]) e dei suoi discendenti, e fu scoperta solo nella seconda metà del [[Quattrocento]].
 
Compagni rifiuta il disegno della storia universale e il procedimento annalistico e si concentra sugli anni fra il [[1280]] e il [[1312]] e in particolare sulle vicende degli anni [[1300]]-[[1308]], segnati dal conflitto fra Bianchi e Neri e dalla vittoria di questi ultimi e di Carlo di Valois. Egli dichiara di voler testimoniare solo ''"il vero delle cose certe"'' rifacendosi a quanto ha direttamente visto e sentito oppure a quanto gli è stato detto da persona degna di fede. Tuttavia la sua ''Cronica'' è opera di parte, piena di passioni e di risentimenti morali e politici: l'autore non esita a dichiarare le proprie posizioni attraverso ''apostrofi'' ai cittadini o la rappresentazione a tinte fosche e drammatiche delle malvagità degli avversari politici e del loro capo, [[Corso Donati]]. La struttura dell'opera ''"rivela la continua alternanza tra il resoconto e la riflessione moralistica, tra il fatto oggettivamente narrato e l'addolorato sentenziare in forme di monologo"'' ([[Giorgio Petrocchi|Petrocchi]]). I fatti non vengono indagati nei loro presupposti sociali ed economici o comunque nell'oggettività delle loro cause, ma spiegati come conseguenza di atteggiamenti psicologici e morali dei protagonisti. D'altra parte, la memoria degli avvenimenti è ancora calda e viva, e conferisce alla pagina della ''Cronica'' l'immediatezza di un diario.
 
Il più importante studioso di Dino Compagni fu [[Isidoro del Lungo]]. Inveceche negòdifese la sua paternitàl'autenticità della ''Cronica'' (in ''Dino Compagni vendicato dalla calunnia di scrittore della Cronaca'') da un ampio movimento di studiosi, tra cui il filologo [[Pietro Fanfani]], che ne aveva inteso dimostrare la falsità<ref name="G. Arnaldi">[[Girolamo Arnaldi]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/dino-compagni_(''DinoDizionario_Biografico)/ Compagni vendicatoDino dalla(Aldebrandino, calunniaIldebrandino, didetto scrittoreDino)], dellain Cronaca'')[[Dizionario biografico degli Italiani]]'', vol. 27, Roma, [[Istituto della Enciclopedia italiana Treccani]], 1982, pp. 629-647</ref>.
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
* ''Dino Compagni e la sua Cronica'', per [[Isidoro Del Lungo]], 3 v. Firenze, [[Le Monnier]], 1879-1887.
* Dino Compagni, ''Cronica'', edizione critica a cura di Davide Cappi, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 2000 (Fonti per la storia dell'Italia medievale. ''[[Rerum Italicarum scriptoresScriptores]]'', 1).
* G.[[Girolamo Arnaldi]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/dino-compagni_(Dizionario_Biografico)/ Compagni Dino (Aldebrandino, Ildebrandino, detto Dino)], in ''[[Dizionario biografico degli Italiani]]'', vol. 27, Roma, [[Istituto della Enciclopedia italiana Treccani]], 1982, pp. 629-647 .
 
==Altri progetti==