Eberardo Pavesi: differenze tra le versioni

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==Carriera==
CorsePavesi corse nell'epoca pionieristica di questo sport, a cavallo del [[1900]]. Il suo successo più importante è stata la vittoria nel [[Giro d'Italia]] del [[Giro d'Italia 1912|1912]], nella squadra dell'[[Atala]] (fu l'unico Giro che si corse con classifica a squadre). Successivamente è stato un apprezzato direttore sportivo; tra i corridori da lui diretti vi fu [[Gino Bartali]].
 
Pavesi ha dettatoaffidato la sua biografia al celebre giornalista [[Gianni Brera]] la sua autobiografia (nel libro ''Addio,L'avocatt in bicicletta'' - [[1954]], poi ripubblicato con il titolo "Addio, bicicletta" nel [[1964]]),. nellaDalla qualenarrazione haemerge raccontatocon vividamentevivezza il mondo del ciclismo didegli queiinizi tempidel Novecento, iniziandoa cominciare dalle prime gare professionistiche che si svolgevano a [[Milano]] sulla strada che correva intorno alla piazza d'armi (l'area dell'attuale fieraParco Sempione): il gestore di un chiosco di gelati organizzava le gare per richiamare clienti. Il primo classificato riceveva un premio di cinque lire, il secondo di tre, il terzo di una.
 
È su questo circuito che il giovane Pavesi conobbe molti di quelli che divennero poi i più grandi corridori di quel tempo e animarono le prime edizioni del Giro d'Italia (iniziato nel [[1909]]) e di [[classiche]] come il [[Giro di Lombardia]] ([[1905]]) e la [[Milano-Sanremo]] ([[1907]]). In particolare strinse amicizia con [[Luigi Ganna]] e [[Carlo Galetti]]: insieme vennero chiamati "i tre moschettieri". La squadra dell'Atala al Giro del 1912 era composta appunto da Pavesi, Ganna, Galetti e [[Giovanni Micheletto]]. Pavesi era meno forte degli altri due, ma più intelligente e furbo, il che gli valse il soprannome di ''avocatt'' (avvocato, in [[milanese]]) ''in bicicletta''.