Sfumato: differenze tra le versioni

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Nella pittura del Quattrocento italiano prevale un uso netto della linea, soprattutto quella di contorno delle figure, con ombre precise e colori smaltati. Si tratta della scuola del "primato del disegno", per citare la definizione di [[Giorgio Vasari]], che contraddistingue il [[Rinascimento fiorentino]] e che crea figure a partire da valori grafici<ref name=Z/>.
 
Leonardo, pur essendo fiorentino per formazione e pur essendo uno dei più grandi disegnatori di tutti i tempi, si staccò ancora molto giovane da questa tradizione, predilegendo toni smorzati, sottilissime gradazioni luminose e velature successive che davano ai dipinti un effetto particolamenteparticolarmente morbido e curato, in cui era impossibile scorgere alcuna traccia della pennellata<ref name=Z/>.
 
I primi esperimenti di sfumato avvennero proprio negli sfondi, dove l'atmosfera fatta di vapori, nuvole e umidità rende vaghi i contorni, come nell'''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'' degli [[Uffizi]]. Più avanti Leonardo arrivò ad applicare questi valori anche ai soggetti, non di rado arrivando a stendere i colori anche coi polpastrelli, per ottenere quella luminosità soffusa e quell'atmosfera avvolgente tipioca di capolavori quali la ''[[Monna Lisa]]'' o il ''[[San Giovanni Battista (Leonardo)|San Giovanni Battista]]''<ref name=Z/>. Vasari descrisse questo stile come «molto fumeggiante» e «terribilmente di scuro», cioè chiaroscurato con intensità<ref>Cit. in De Vecchi-Cerchiari, pag. 173.</ref>.