Noyades di Nantes: differenze tra le versioni

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Un testimone del processo di Carrier, Guillaume-François Laennec (figlio di [[René Laennec]]) affermò: «All'inizio gli annegamenti si facevano di notte, ma il Comitato Rivoluzionario non tardò a familiarizzarsi con il crimine; diventò più crudele e da questo momento gli annegamenti si fecero in pieno giorno [...] All'inizio gli individui venivano annegati con i loro abiti, ma in seguito il Comitato, spinto dall'avidità e dalla raffinatezza della crudeltà, spogliava dei vestiti quelli che voleva immolare alle diverse passioni che l'animavano. Bisogna anche che vi parli del "matrimonio repubblicano", che consisteva nel legare insieme, sotto le ascelle, un giovane e una giovane completamente nudi e precipitarli così nelle acque [...]».<ref>[[Reynald Secher]], ''Il genocidio vandeano'', Effedieffe Edizioni, p. 153</ref>
[[File:Noyades Nantes.jpg|"''Les noyades de Nantes en 1793''", dipinto di Joseph Aubert, 1882|thumb|280px]]
La prima ''noyade'' avvenne nella notte tra il [[16 novembre|16]] e il [[17 novembre]] [[1793]], le vittime furono 90 sacerdoti che facevano parte di un gruppo di 160 preti refrattari che per l'eccessiva vecchiaia o per problemi fisici non poterono essere mandati in [[Guyana francese|Guyana]]<ref>Dove venivano mandati tutti i preti che non giurarono fedeltà alla Repubblica secondo quanto stabilito dalla [[Costituzione civile del clero]].</ref> e venivano spostati di continuo da un carcere all'altro di Nantes, Carrier ordinò quindi di ucciderli di nascosto utilizzando il nuovo metodo da lui inventato, morirono tutti annegati tranne quattro che riuscirono a liberarsi, di questi però tre furono trovati da una nave da guerra "''Imposant''" e quindi riaffidati agli uomini della Compagnia Marat che glili faranno annegare in una successiva ''noyade''; l'ultimo superstite invece, l'abbé Landot, eccellente nuotatore, riuscì a mettersi in salvo grazie ad una barca di pescatori che passava lì vicino. Di quel gruppo rimasero 58 preti refrattari, che arrivarono da [[Angers]], e non ebbero sorte diversa da quella dei loro confratelli, Carrier infatti ordinò che: «Bisogna buttare in acqua questa gentaglia» così tra la notte tra il [[9 dicembre|9]] e il [[10 dicembre]] si compì la seconda ''noyade'' che questa volta non ebbe superstiti. Nel rapporto che inviò alla Convenzione, Carrier concluse ironicamente: «Che torrente rivoluzionario è la Loira!».<ref>[[Pierre Gaxotte]], ''La Rivoluzione francese'', [[BUR]], p. 291</ref>
 
La terza ''noyade'', detta "''Le Bouffay''",<ref>Perché i condannati erano detenuti in una prigione creata da Carrier del centro storico di Nantes nel quartiere di Le Bouffay.</ref> è più nota delle due precedenti. In questa ''noyade'', avvenuta nella notte tra il [[14 dicembre|14]] e il [[15 dicembre]] [[1793]], persero la vita 129 prigionieri. Condotti da Jean-Jacques Goullin e Michel Moreau-Grandmaison, i "Marat" giunsero alla prigione di Le Bouffay completamente ubriachi, tanto che non si curarono minimamente di controllare gli elenchi dei condannati che dovevano far annegare e presero quindi dei prigionieri a caso. Questi furono spogliati dei loro vestiti, del denaro e degli altri loro oggetti personali e quindi furono legati in coppie ad una pietra. Imbarcati su una chiatta, si diressero a valle e fecero affondare la barca nei pressi di Trentemoult,<ref>Antico villaggio sulla riva sinistra della Loira, poi incorporato con il comune di [[Rezé]].</ref> dopo l'isola Cheviré.