Palazzo Pandolfini: differenze tra le versioni

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Nel frattempo [[Raffaello Sanzio]], secondo quanto riportato dal [[Giorgio Vasari|Vasari]], fu incaricato di disegnare il progetto del palazzo (probabilmente tra il [[1513]] e il [[1514]]), su richiesta personale del Pandolfini che aveva conosciuto il grande artista a [[Roma]], quando soprintendeva alla fabbrica della [[basilica di San Pietro in Vaticano]]. L'amicizia del Pandolfini con il Papa, nata a Firenze quando il papa Medici era ancora cardinale, dovette anche aiutare nell'impresa. La costruzione iniziò già dal [[1516]].
 
Raffaello però non poteva venire a Firenze a seguire i lavori, per cui inviò un suo assistente di fiducia, [[Giovanfrancesco da Sangallo]]. Nel 1525 Giannozzo Pandolfini morì lasciando il palazzo in eredità al nipote [[Ferdinando Pandolfini|Ferdinando]] (o Ferrando), che aveva ottenuto anche l'incarico di vescovo di Troia nel [[1522]]. Quando il Sangallo morì nel [[1530]] durante l'[[assedio di Firenze]] i lavori subirono un arresto temporaneo, e ripresero in seguito con la nomina a capo-architetto del fratello [[Bastiano da Sangallo]] detto ''Aristotile''. Fu probabilmente un'iniziativa di Ferdinando la decorazione del fregio del [[cornicione]] del palazzo con un'iscrizione dedicata a [[Leone X]] e [[Clemente VII]], in segno di gratitudine per i tanti favori ottenuti dai due papi medicei per sé e per conto di suo zio. Il giardino ed il palazzo per esempio erano stati arricchiti con statue, fontane con giochi d'acqua, donati da Leone X. Vi erano coltivati inoltre una una grande quantità di fiori e piante.
 
Ferdinando morì nel [[1560]] e il palazzo rimase in seguito di proprietà della famiglia, che lo possiede tutt'oggi.
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Ai primi dell'Ottocento sopravviveva ancora l'impostazione come [[giardino all'italiana]], articolato in due parti quadrangolari: una più piccola su via San Gallo e una più grande tra via Salvestrina e [[via Cavour]]. La vasca con puttino, elemento decorativo di raccordo tra le due sezioni, si trova oggi nell'atrio di ingresso del palazzo. Nel giardino "grande", diviso in quattro aiuole, esisteva una collinetta artificiale al centro, con un boschetto di [[cedri]] e [[limoni]], una [[ragnaia]] di [[alloro]] e [[lecci]], uno stanzone-limonaia, alberi da frutto e [[Vitis|viti]] sistemate a spalliera.
 
La trasformazione a [[parco all'inglese]] risale verosimilmente all'inizio del XIX secolo, dopo che Eleonora Pandolfini nel [[1806]] ne prese proprietà. La prima testimonianza del nuovo assetto risale al [[1876]], ma i lavori dovettero avvenire tra il [[1830]] e il [[1840]]. Nel [[1853]] venne creato il [[giardino d'inverno]], come una loggia chiusa da vetrate, tutt'oratuttora addossato al muro di cinta lungo via Salvestrina. Oggi è dominato da un prato centrale, circondato da siepi ed alberi ad alto fusto, che nascondono i muri perimetrali, dal palazzo e dalla loggia della limonaia. Sull'asse del portone su via San Gallo si trovano una fila di statue decorative in marmo, con soggetti mitologici.
 
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