Trittico dell'Umanità: differenze tra le versioni
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Il '''''Trittico dell'Umanità''''' è un dipinto a [[pittura a olio|olio]] [[su tela]] di [[Correggio (pittore)|Correggio]], databile al [[1525]] circa e oggi smembrato e in parte disperso. Se ne conoscono alcuni scomparti e copie di pannelli perduti. In particolare si conoscono:
*''Cristo in gloria tra cherubini'', 105x98 cm, [[Città del Vaticano]], [[Pinacoteca vaticana]]
*''San Giovanni Battista'', 155x51,5
*''San Bartolomeo'', 155x51,5
==Storia==
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Il soggetto fu chiamato il ''Signor Dio Padre'' dal pittore [[novellara|novellarese]] [[Jacopo Borbone]], che peritò le tre tavole del Correggio il [[18 dicembre]] [[1612]]. D'altra parte, in una sua lettera del [[6 marzo]] [[1613]], il [[vescovo di Reggio Emilia]], [[Claudio Rangone]], replicò di avere visto personalmente "un Christo" insieme con i due santi. Tali diverse interpretazioni hanno dato luogo a una sorta di querelle, ben riportata dalla Clerici Bagozzi, che ha un'eco sino ai nostri giorni, e che trova una risoluzione sul piano iconologico dallo studio di Rodolfo Papa. Nell'ancona della Misericordia la compresenza del Gesù Bambino sulle ginocchia di Maria (segno effettivo dell'[[Incarnazione]]) con il Cristo adulto in alto, nella gloria celeste, ha aperto infatti i significati teologici con la lettura tradizionale delle figure correggesche come il "Trittico dell'Umanità di Cristo", laddove il corpo di Gesù si lega ad evidenza con la corporeità-umanità di Maria e dei santi martiri Giovanni e Bartolomeo. L'assenza dei segni delle ferite della crocifissione non osta al fatto che il corpo umano in cielo sia quello di Gesù-Dio; il Correggio infatti non pose i segni della Passione neppure sullo stupendo corpo del Cristo appena risorto nel ''[[Noli me tangere (Correggio)|Noli me tangere]]'' del [[Prado]] (così vicino cronologicamente), puntando - in suo modo assolutamente precipuo - sulla immacolata innocenza del Salvatore.
La promozione critica che la tela ha ottenuto recentemente all'interno della Pinacoteca Vaticana ha fatto transitare l'opera da "copia" a "maniera del", rispetto al grande nome del Correggio. Questa rivalutazione,
Sul piano tecnico è certo che la tela sia stata lavorata direttamente, senza alcun trasporto, come risulta dagli esami del Gabinetto scientifico dei Musei Vaticani e come è comprovato dall'antichità e dalla finezza del tessuto.
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Queste ultime due tavole in collezione privata furono acquistati dall'antiquaria veneziana Elisabetta Spanio, nel 1960 e da un'affermazione di quest'ultima furono peritati dal prof. Fiocco come originali del Correggio. Furono successivamente oggetto di attenzione da parte di Giovanni Copertini (lettera del [[3 febbraio]] [[1968]]) che li giudicò "copie eseguite dal pittore [[Giovanni Angelo Borroni|Borroni]] nel secolo XVII". Da parte sua [[Roberto Longhi]] (lettera autografa del [[9 gennaio]] [[1968]]) li ritenne egualmente copie "posteriori di decenni alla morte del maestro", rilevando inoltre il ''San Bartolomeo'' come "non identificabile".
Sarebbe stato visivamente contraddittorio che i santi fossero stati immessi in un paesaggio pieno,
====San Giovanni====
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La figura del santo comunque si avvicina notevolmente - nella tipologia e nella qualità pittorica - a quelle degli Apostoli della base della cupola con l'[[Assunzione del Duomo di Parma]], e a quella, in controparte, del san Girolamo de ''[[Il Giorno (Correggio)|Il Giorno]]''.
Anche qui la finestrella rotonda,
==Note==
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