Tassa sul macinato: differenze tra le versioni

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''"Il mugnaio doveva pagare al fisco la tassa in ragione dei giri; ma a seconda della diversità tra mulino e mulino, anzi da macina a macina, il prodotto di un ugual numero di giri variava....si aggiunga che il mugnaio, tenuto a pagare la tassa in ragione dei giri, nel farsi rimborsare dal cliente....doveva e non poteva altrimenti che conteggiargli la tassa secondo il peso. E giri e peso non andavano mai d'accordo; e fisco, mugnai, clienti, ognuno si riteneva danneggiato e derubato e ingannato."''<ref>da ''[[Il mulino del Po]]'' di [[Riccardo Bacchelli]] ed. [[Oscar Mondadori]] vol. 3 - pag. 85</ref>
 
 
 
La '''tassa sul macinato''', come è nota comunemente l'imposta sulla macinazione del [[frumento|grano]] e dei [[cereale|cereali]] in genere, fu un'[[imposta]] indiretta, ideata, tra gli altri, da [[Quintino Sella]], al fine di contribuire al risanamento delle finanze pubbliche.
 
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==Metodologia di calcolo della tassa==
 
All'interno di ogni mulino veniva applicato un contatore meccanico che conteggiava i giri effettuati dalla ruota macinatrice. La tassa era così dovuta in proporzione al numero di questi giri, che, secondo i legislatori, dovevano corrispondere alla quantità di [[cereale]] macinata.<br>Ogni mugnaio era quindi tenuto a versare la tassa all'erario, sia con riferimento alla lettura del contatore, che, in mancanza di questo, sulla base della macinazione presunta. Per via di questo meccanismo fiscale il mugnaio stesso rivestiva, suo malgrado, il ruolo di [[esattore]], essendo tenuto a richiedere ad ogni avventore del mulino la corresponsione della tassa calcolata in proporzione al peso del cereale che veniva portato alla macinazione.<br>La misura della tassa variava a seconda del tipo di cereale, ed era commisurata a ogni quintale macinato:
*Castagne - Tassa di cinquanta centesimi per ogni quintale macinato