Abbazia di Santo Stefano (Due Carrare): differenze tra le versioni

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{{Infobox edifici religiosi
|NomeEdificio = Abbazia di Santo Stefano
|Immagine = Santo Stefano (Carrara Santo Stefano, Due Carrare).jpg
|Didascalia = La chiesa di Santo Stefano primo martire, parte di ciò che resta dell'Abbazia
|Didascalia =
|Larghezza =
|Città = [[Due Carrare]]
|Regione = [[Veneto]]{{bandiera|IT-34|nome}}
|Stato = [[Italia]]{{ITA}}
|Religione = [[Chiesa cattolica romana|cattolica]]
|Diocesi = [[Diocesi di Padova|di Padova]]
|AnnoConsacr = [[1027]]
|Architetto =
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|Note =
}}
 
 
L<nowiki>'</nowiki>'''Abbazia di Santo Stefano''' è un edificio religioso situato a [[Due Carrare]], in località [[Carrara Santo Stefano]] in provincia di [[Provincia di Padova|Padova]].
 
Dell'[[abbazia]] rimane oggi la splendida chiesa, dotata di torre campanaria e affiancata, sul lato meridionale, dalle mura dell'antico cimitero, che per lungo tempo è giaciuto in un profondo stato di abbandono. Sul lato settentrionale si stende una piazzetta che riporta, tracciata sulla pavimentazione, la pianta del chiostro. Su di essa si affaccia la canonica, che un tempo era parte dell'antico monastero. Tutte le altre strutture sono andate perdute nel corso dei secoli, e insieme ad esse è in qualche modo andata perduta in gran parte anche la memoria storica di una delle abbazie più importanti del contado durante tutto il [[Medio evo]]. <br/>
 
== La storia dell'abbazia ==
 
=== Nascita ===
Il primo documento storico che tratti dell'Abbazia è la donazione di [[Carraresi|Litolfo da Carrara]], oggi conservato presso l'Archivio Papafava presso l'Accademia Patavina di Lettere, Scienze ed Arti. Molto probabilmente nel [[1027]], quando viene confermata la donazione, sul sito dell'attuale chiesa ne esisteva già una, ma non vi era alcun monastero preesistente.
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=== Sviluppo ===
 
Il conflitto fra Impero e Comuni trasformò queste scaramucce in guerra aperta nel [[1164]], poiché i Carraresi in occasione della guerra fra i Comuni italiani e l'imperatore [[Federico Barbarossa]], decisero di rimanere fedeli al secondo. È in quest’occasione che l'abbazia corre davvero il rischio di essere rasa al suolo, e si salva solo sottomettendosi esplicitamente al vescovo, mentre i carraresi si davano alla fuga. Infatti quando l'anno dopo Giacomino ritorna dal suo esilio e tenta di ripristinare il suo controllo sul monastero anche con la forza, i monaci si rivolgono direttamente al Vescovo per essere protetti dalle angherie di Giacomino, come se fosse un qualsiasi nobile prepotente e non il legittimo Dominus e avvocato dell'abbazia. Da questo momento in poi è sempre più il vescovo che si presenta come dominus e padrone di Santo Stefano, mentre i ripetuti tentativi dei carraresi di ripristinare il loro controllo sull'abbazia fondata e dotata dai loro antenati risulteranno sempre vani. Significativo è in questo senso l'atteggiamento degli abati, che se fino al [[1164]] parteggiano indubbiamente per i Carraresi, da quella data in poi iniziano a parteggiare per i Vescovi e a fuggire la famiglia.