Fantino il Vecchio: differenze tra le versioni

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==Riscoperta==
 
Verso la fine degli [[anni 1980]] un gruppo di giovani volontari di [[Palmi]] andarono alla ricerca di una chiesetta [[XIX secolo|ottocentesca]] dedicata a un santo dimenticato, San Fantino il Vecchio (detto anche il Cavallaro), descritta in alcuni autorevoli testi di storia locale. La ricerca portò alla riscoperta di un antico edificio, [[chiesa (architettura)|chiesa]] e [[cripta]], dedicati al Santo, trovati in condizioni di profondo degrado. Il gruppo iniziò subito una azione sistematica di recupero e valorizzazione del sito e del Santo, risultato storicamente il più antico della [[Calabria]] essendo vissuto a Taureana di Palmi tra il 294 e il 336. Di grande importanza ai fini di una maggiore diffusione della figura del Santo, la pubblicazione di un antico testo, il [[Bios]], ''La vita e i miracoli del Santo e glorioso servo di Cristo, Fantino'', scritto in [[lingua greca|greco]] dal vescovo ''Pietro di Taureana'' nell'[[VIII secolo]].
 
Il 24 luglio 1994, il gruppo di volontari, denominatosi ''Movimento Culturale San Fantino'', promosse, con la collaborazione della locale Parrocchia e con la Comunità bizantina di [[Reggio Calabria]]-[[Bova]], il ripristino della antichissima festa del Santo con una processione di cavalli e la riproposizione della Divina Liturgia in greco bizantino animata da apposito coro. In onore del Santo, vissuto nel periodo della Chiesa unita, il Movimento ha promosso incontri di preghiera, nella cripta, fra [[ortodossi]] e [[cattolici]]. Sono noti venti miracoli narrati dal vescovo Pietro nel Bios. Tra questi il prodigio degli [[saraceni|Agareni]] catturati (mir. 18), avvenuto il 24 luglio dell’anno 650, legato al locale culto della Vergine venerata con l’appellativo “dall’Alto Mare”. A Tauriana si festeggiava San Fantino. Dal mare improvvisamente si avvicinarono delle navi agarene. Una di queste, giunta nei pressi della spiaggia di Tauriana, venne investita da una improvvisa tempesta ed andò a fracassarsi contro uno scoglio (chiamato poi Pietra delle Navi – oggi Scoglio dell’Isola) situato ai piedi del pianoro della città, sotto il Tempio del Santo. I superstiti catturati riferirono di aver visto sullo scoglio un giovane con un tizzone fumigante in mano e una donna vestita di porpora. Ad un gesto della donna il giovane lanciò il tizzone in mare provocando la tempesta. Gli agareni superstiti si convertirono al cristianesimo e i Taurianesi “che partecipavano alle celebrazioni del Santo glorificavano Iddio“ (dal Bios di San Fantino).