Deduzione: differenze tra le versioni

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[[Galileo Galilei]] (1564-1642) per primo rinunciò alla conoscenza delle [[qualità]] e delle essenze del reale, in favore di un'analisi limitata ai suoi aspetti [[quantità (filosofia)|quantitativi]]. Galilei comunque, accanto al nuovo metodo ''induttivo-sperimentale'', continuò ad utilizzare il metodo deduttivo aristotelico. Egli distinse due momenti: la conoscenza per lui parte dall'esperienza, durante la quale, per induzione, l'intelletto accumula dati (Galileo parlerà di ''sensate esperienze''); quindi, rielaborando con la ragione tali dati, si perviene alla formulazione di leggi univesalmente valide, e che, in quanto tali, superano il momento dell'esperienza particolare e sensibile; da tali leggi universali sarà quindi possibile, a loro volta, ricavare per deduzione altre determinazioni particolari (processo che Galileo chiama ''necessarie dimostrazioni'').
 
Filosofi che invece terranno ben distinti i due processi, nell'ambito della scienza moderna, furono [[Francesco Bacone|Bacone]], che prediligeva esclusivamente l'[[induzione]], e [[Cartesio]], che si affidava invece alla deduzione, ma rinunciando anch'egli alle essenze e incentrandosi soltanto sulla ricerca di un metodo; egli arriverà a considerare gli animali come pure macchine, e d'altro canto a lui si deve l'invenzione del "piano cartesiano", elemento fondamentale per la matematica e le sue applicazioni, specie in campo fisico ed economico. Alla metodologia di Cartesio farà capo il [[razionalismo]] di [[Baruch Spinoza|Spinoza]], il quale tuttavia recuperò il valore dell'[[intuizione]] come fondamento supremo del metodo scientifico-deduttivo.
 
[[File:Immanuel Kant.jpg|150px|thumb|[[Immanuel Kant]]]]