Publio Scapzio: differenze tra le versioni

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'''Publio Scapzio''' era un anziano cittadino romano appartenente ordine [[plebe|plebeo]] che viene citato da [[Tito Livio]] nella suo monumentale [[Ab Urbe condita libri|storia]] di Roma per un episodio minore ma di particolare interesse. Livio attribuisce alla plebe romana tutta la responsabilità della decisione ultima, ma ricordiamo che Livio stesso era espressione della classe dominante del suo periodo; la sua imparzialità non è verificata.
 
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Scapzio raccontò che aveva 82 anni e che, già in età matura, durante il suo ventesimo anno di servizio aveva combattuto, prorio in quella zona, contro [[Corioli]]. Quel terreno che adesso era conteso fra Ardea e Ariccia, lui era certo che fosse appartenuto a Corioli ed era passato, come preda di guerra proprio al popolo romano. Si chiedeva Scapzio, con quale faccia i due contendenti, che non erano riusciti a togliere il territorio a Corioli quando era potente, venissero a chiedere ora, e proprio al popolo romano, di decidere a chi assegnarlo fra loro due. Scapzio chiuse il suo discorso dicendo che gli restava poco da vivere ma che rivendivava quel terreno che tanto tempo prima aveva contribuito a conquistare con le armi.
 
Bisogna ricordare come venivano divisi i territori conquistati con le guerre; nonostante leggi e rivolte la maggior parte dei territori veniva assegnata ad esponenti del patriziato e, a parte qualche deduzione di colonia, la plebe non riceveva che le briciole. Ed è difficliedifficile spiegare razionalmente come mai di quel terreno fosse stata dimenticata l'assegnazione. Una morte prematura dell'assegnatario, una rivolgimento politico al momento topico; le ipotesi restano tali.
 
L'intervento di Scapzio, comunque eccitò la fantasia della plebe che applaudì l'anziano ex-combattente.