Giovanni Bettolo: differenze tra le versioni

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Maggiore di tre fratelli (uno dei quali divenuto Generale del Regio Esercito e uno distintosi come bibliofilo, ma affetto dal vizio del gioco, che lo condusse alla rovina finanziaria), ufficiale della Regia Marina (Guardiamarina nel 1865) decorato al valore in occasione della battaglia di Lissa (20 luglio 1866), divenne Ammiraglio e Capo di Stato Maggiore (1907-1011), organizzando la ricostruzione della flotta italiana dopo la disastrosa sconfitta del 1866 e contribuendo alla rinascita della marina militare con l'istituzione della Scuola Navale di Guerra, e con la promozione dell'impiego dei grossi calibri per l'artiglieria navale (Manuale teorico-pratico di artiglieria navale, 1879-81) e dell'uso strategico delle siluranti; fu deputato dal 1890, e tre volte Ministro della Marina del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nei Governi [[Governo Pelloux II|Pelloux II]] (1899-1900), [[Governo Zanardelli|Zanardelli]] (1903) e [[Governo Sonnino II|Sonnino II]](1909-10).
Nell'aprile 1903 l'Ammiraglio Bettolo, richiamato al Governo da Giuseppe Zanardelli, succedette quale Ministro della Marina all'Ammiraglio Enrico Costantino Morin, anch'egli Genovese, che, abbandonato l'interim della Marina, assumeva l'incarico degli Affari Esteri nel maggio 1903; immediatamente il nuovo direttore dell'Avanti, il socialista rivoluzionario Enrico Ferri, avviò dalle pagine del giornale una feroce campagna contro il neo-ministro, responsabile - a suo dire - di avere aumentato lo stipendio del presidente del Consiglio Superiore della Marina per indurlo ad approvare un contratto di fornitura di corazze navali per l'ammontare di 20 milioni con le Acciaierie di Terni, e bollato come "corruttore e affarista".
Il 20 maggio il Ministro Bettolo, rispondendo alle interpellanze presentate alla Camera dallo stesso Ferri e dal suo collega deputato Santini, difendendosi energicamente dalle "insinuazioni contro la propria invulnerabile onorabilità" (come egli stesso le definì), ne dimostrò l'infondatezza; tuttavia Ferri insisteva pervicacemente con le sue accuse, etichettando come "divoratore di milioni" il Ministro, il quale lo ricambiò commentando: "Voi, nella mente, nel cuore e nell'azione, siete una ben misera cosa !"; insistendo l'"Avanti!" nella campagna morale / denigratoria intrapresa dal suo direttore, e richiesta dagli onorevoli Franchetti e Morgari un'inchiesta parlamentare, il Capo del Governo, Giuseppe Zanardelli, respinse la proposta, respinta anche dalla Camera (188 voti contro 149) il 10 giugno 1903, impegnandosi comunque a far eseguire indagini accurate.