Città di Palermo (incrociatore ausiliario 1915): differenze tra le versioni

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Poco prima dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, pertanto, il ''Città di Palermo'' fu requisito, armato con 4 [[cannone|cannoni]] da 120 mm e 2 da 47 mm ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello stato come incrociatore ausiliario<ref name="Marina Militare"/><ref name="Franco Favre"/>. Il 24 maggio 1915 la nave aveva [[base navale|base]] a [[Brindisi]], al comando del [[capitano di fregata]] Cuturi, ed era, come unità di [[bandiera]] del [[contrammiraglio]] [[Enrico Millo]], la nave ammiraglia della Divisione Esploratori<ref name="Franco Favre"/>.
 
L’11 luglio 1915, poco dopo l’entrata in guerra, il ''Città di Palermo'' fu assegnato alla [[formazione]] navale incaricata dello [[sbarco]] e dell’[[occupazione]] dell’[[isola]] di [[Pelagosa]]<ref name="Franco Favre"/>. La nave, inquadrata nel II Gruppo di tale forza navale e con a bordo il reparto destinato all’occupazione nonché i relativi equipaggiamenti e viveri, giunse poco prima delle tre di notte, scortata dal [[cacciatorpediniere]] [[Strale (cacciatorpediniere 1901)|''Strale'']] e dalle [[torpediniera|torpediniere]] [[Clio (torpediniera 1906)|''Clio'']], [[Cassiopea (torpediniera 1906)|''Cassiopea'']], [[Calliope (torpediniera 1906)|''Calliope'']], [[Airone (torpediniera 1907)|''Airone'']], [[Astore (torpediniera 1907)|''Astore'']] ed [[Arpia (torpediniera)|''Arpia'']], nelle acque antistanti la località di Zadlo, sull’isola, e dopo un iniziale sbarco di reparti d’[[avanguardia]] per verificare l’assenza di truppe avversarie, alle 5.30 si mise alla fonda ed iniziò a sbarcare le truppe, concludendo l’operazione in quattro ore<ref name="Franco Favre"/>. Pelagosa venne occupata senza incontrare resistenza – i due unici militari [[Impero austro-ungarico|austroungarici]] presenti sull’isola, due segnalatori, si nascosero e poi si consegnarono –, anche se dovette essere abbandonata dopo poche settimane a causa dei [[contrattacco|contrattacchi]] austro-ungarici<ref name="Franco Favre"/>.
 
Successivamente la nave ebbe impiego anche come [[trasporto truppe]]<ref name="Marina Militare"/> sulle [[rotta navale|rotte]] tra la [[Puglia]] e l’[[Albania]].
 
Il [[mattino]] dell’8 gennaio 1916 il ''Città di Palermo'' (ancora al comando del capitano di fregata Cuturi) lasciò [[Brindisi]] diretto a [[Valona]] con a bordo 540 tra membri dell’[[equipaggio]] e militari del [[Commonwealth]] – tra cui 4 [[ufficiale (forze armate)|ufficiali]] e 139 [[sottufficiale|sottufficiali]] e [[soldato|soldati britannici]]<ref name="invisionzone">http://1914-1918.invisionzone.com/forums/index.php?showtopic=102870</ref> – destinati al fronte di [[Salonicco]]<ref name="Franco Favre"/>. Poco dopo aver lasciato il [[porto]], tuttavia, intorno alle 8.30, circa 6 miglia a nordest di Brindisi, la nave entrò in un [[campo minato]] posato il precedente 10 dicembre dal [[U-Boot|sommergibile austroungarico]] ''UC 14'' ed urtò una [[mina navale|mina]], affondando con grande rapidità<ref name="Franco Favre"/><ref name="invisionzone"/><ref>http://www.uboat.net/wwi/ships_hit/ship.html?shipID=1288</ref>. Numerosi drifters<ref>[[peschereccio|pescherecci]] addetti alla [[posa]] e vigilanza delle reti antisommergibile</ref> britannici accorsero prontamente sul [[luogo]], riuscendo a salvare la grande maggioranza degli uomini imbarcati<ref name="invisionzone"/>. Due dei drifters, il ''Freuchny'' ed il ''Morning Star'', andarono a loro volta distrutti sulle mine durante le operazioni di soccorso, con la perdita rispettivamente di 8 e 9 uomini<ref name="invisionzone"/><ref>http://www.uboat.net/wwi/ships_hit/ship.html?shipID=7234</ref><ref>http://www.uboat.net/wwi/ships_hit/ship.html?shipID=2291</ref><ref name="Franco Favre"/>.
 
Le perdite tra gli uomini a bordo del ''Città di Palermo'' ammontarono ad 87 morti (54 inglesi e 33 italiani)<ref name="Franco Favre"/>, mentre 453 uomini, 24 dei quali feriti<ref name="Franco Favre"/>, poterono essere tratti in salvo dalle unità soccorritrici<ref>http://www.marcosieni.it/file/TRICHECO.pdf</ref>.