Adamello (monte): differenze tra le versioni

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==Prima ascensione==
La vetta dell'Adamello fu vinta per la prima volta da un giovane [[alpinista]] [[Boemia|boemo]], [[Julius von Payer]], assieme a una [[guida alpina]] della Val Rendena, [[Girolamo Botteri]], il [[16 settembre]] [[1864]], tre settimane dopo la conquista della vicina [[Cima Presanella]] da parte di un'altra spedizione alpinistica. La squadra che supportò i due primi salitori era composta, oltre a loro, dall'altra guida alpina Giovanni Caturani e da un portatore locale, Antonio Bertoldi. Partita l'8 settembre, la spedizione commise due errori, dovuti alla mancanza di orientamento, scambiando due vette secondarie (il Dosson di Genova, 3419  m, e il Corno Bianco, 3434  m) per la cima principale, conquistandole entrambe prima di affrontare la vera cima. La via di salita scelta da Payer, Botteri e Caturani è quella considerata ancora oggi come una delle più facili (anche se da allora molto è cambiato nella conformazione dei ghiacciai), partendo dalla Val Genova, sul versante trentino, e attraversando il Pian di Neve sino alle vette.
 
La prima ripetizione, sempre estiva, venne portata a termine, seguendo un percorso simile, da una squadra in gran parte di nazionalità [[Gran Bretagna|britannica]], composta dal [[Londra|londinese]] [[Douglas William Freshfield]], dal celebre [[Francis Fox Tuckett]], dagli alpinisti Fox e Backhouse, dalle guide [[svizzera|svizzere]] Devouassoud e Michel, e per finire dal portatore Gutmann. Pur rischiando anch'essi di commettere errori nella scelta della via, arrivarono in vetta, il [[3 luglio]] [[1865]], dichiarando di aver impiegato un tempo minore rispetto alla prima compiuta da Payer l'anno precedente.
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Per salire alla cima principale dell'Adamello una vera e propria [[via normale]] non esiste, ovvero esiste un itinerario diverso a seconda della valle scelta come punto di partenza. I primi salitori scelsero la Val Genova, attraverso i ghiacciai dell'Adamello, del Mandrone e del Pian di Neve. Questa è ancora una delle vie più frequentate per raggiungere la cima dal versante trentino, e, a parte l'obbligo di utilizzare l'attrezzatura da ghiacciaio e prestare attenzione alle insidie oggettive che il ghiaccio comporta, si tratta di una lunga e faticosa camminata, tecnicamente elementare.
 
Un'altra via abbastanza battuta è quella che dal [[Rifugio Giuseppe Garibaldi]] (2550  m) sale al Passo Brizio (3147  m) e da qui, seguendo i bordi del ghiacciaio, sale alla vetta del Monte Falcone (3456  m) che precede la cima principale.
 
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