Enrico d'Aragona: differenze tra le versioni
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Enrico è noto soprattutto per le drammatiche circostanze della sua morte. Morì infatti dopo aver mangiato dei funghi velenosi nel Castello di [[Terranova da Sibari]], dove si era recato, ospite di [[Marino Correale]] di [[Grotteria]], per riscuotere [[Tributo (diritto)|tributi]] per conto del [[Ferrante d'Aragona|re di Napoli]]. Assieme a lui morirono altre persone, mentre il fratello [[Cesare d'Aragona|Cesare]] marchese di [[Santa Agata]], che aveva anch'egli mangiato i funghi, sopravvisse. La moglie di Enrico, Polissena [[Ventimiglia (famiglia)|Ventimiglia]] <ref>Madama Pulissena <br>Che è rimasa sula e viduvella <br>gravida per più dolo e grossa prena <br> Chi sta de iorno in iorno pe figliare, <br>sacia de doglia e de infinita pena. <br/>
Pasquino Crupi, ''Rimatori del XV secolo: Roda, Coletta, Maurello'', Soveria Mannelli: Rubbettino Editore, 2002, p. 89. Polissena fu figlia di [[Ventimiglia (famiglia
Fra i presenti al tragico episodio vi fu [[Joanni Maurello]] il quale ricordò Enrico nell'[[epicedio]] ''Lamento per la morte di don Enrico d'Aragona'', stampato a Cosenza nel [[1478]] e ritenuto il più antico componimento poetico in [[dialetto calabrese|calabrese]] <ref>[[Luigi Accattatis]], ''Vocabolario del dialetto calabrese: Casalino-Apriglianese'', Castrovillari: Dai tipi di F. Patitucci, 1895-1897, p. 94.</ref>.
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