Induziomaro: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Nel [[54 a.C.]] Cesare tornò in [[Italia]] per ottemperare alle sue funzioni di [[proconsole]] nella [[Gallia Cisalpina]] e poi si recò nell'[[Illiricum|Illirico]] perché gli era stato riferito che i [[Pirusti]] sconfinavano nel territorio romano. Alla sola notizia che Cesare stava arruolando truppe e le stava concentrando in un luogo stabilito, i Pirusti gli inviarono ambasciatori per trovare un accordo col [[generale]] romano. Cesare, preso atto delle loro giustificazioni, si fece consegnare ostaggi e dichiarò loro di essere pronto a muovere [[guerra]] se non avessero ottemperato agli obblighi.
 
A questo punto tornò in [[Gallia]] presso l'[[esercito romano|esercito]]. Appena giunto, ispezionò tutti i quartieri d'[[inverno]] e le navi da guerra. Impartisce quindi le istruzioni e ordina alle truppe di concentrarsi a Porto Izio (forse [[Boulogne]]), da dove sapeva che il passaggio in Britannia era più conveniente, una traversata di circa trenta miglia dal continente. Lasciato lì il presidio che gli sembrava sufficiente, partì con quattro [[legione romana|legioni]] e ottocento [[cavalleria|cavalieri]] per il paese dei Treviri, [[popolo]] che non partecipava alle assemblee e non obbediva agli ordini, e, si diceva, sollecitava l'intervento dei [[Germani]] transrenani. I Treveri possedevano una [[cavalleria]] che è la migliore di tutta la Gallia e una numerosa [[fanteria]]. Due erano gli uomini che a quel tempo si contendevano la supremazia su questo popolo: Induziomaro e [[Cingetorige (Galli)|Cingetorige]]. Quest'ultimo, appena si seppe dell'arrivo di Cesare con le legioni, si recò da lui confermando la fedeltà, sua e dei suoi, agli impegni presi con il popolo romano e l'intenzione di non tradire l'amicizia. Induziomaro, invece, decise di raccogliere truppe, di far nascondere nella [[foresta]] delle [[Ardenne]] coloro che non potevano combattere e di prepararsi alla [[guerra]]. Ma dopo che numerosi capi dei Treviri, indotti dal prestigio di Cingetorige e spaventati dall'arrivo dell'esercito romano, si erano presentati a Cesare con richieste a titolo personale, dato che non potevano decidere per l'intero popolo, Induziomaro, temendo una generale defezione, mandò ambasciatori a Cesare, che spiegassero che egli non si era presentato perché non aveva voluto lasciare il suo popolo, per meglio garantire la fedeltà della nazione e impedire che la plebe, approfittando dell'assenza di tutta la [[nobiltà]], per imprudenza, venisse meno agli impegni assunti. In questo modo il popolo era sotto controllo e, se Cesare lo avesse permesso, egli sarebbe venuto all'accampamento e avrebbe affidato a lui se stesso e il proprio popolo.
 
Sebbene fosse consapevole che queste parole non erano vere, Cesare, per non essere costretto a passare l'[[estate]] nel paese dei Treveri, mentre tutto era già pronto per la spedizione in [[Britannia]], ordinò a Induziomaro di presentarsi a lui con duecento ostaggi. Quando questi (tra cui lo stesso [[figlio]] di Induziomaro) gli furono consegnati, Cesare rassicurò il capo dei Treveri, esortandolo a mantener fede agli impegni presi. E comunque, convocati i capi di questo popolo, li fece accordare uno a uno con Cingetorige, sia per ricompensarlo, sia perché riteneva importante favorire presso i Treviri la presa di potere di un uomo ben disposto verso [[Roma Antica|Roma]]. Induziomaro accettò male questa riduzione della sua influenza, ragion per cui il suo risentimento verso i [[Civiltà romana|Romani]] e Cesare crebbe.
 
A questo punto Cesare tornò a Porto Izio e salpò per la sua seconda spedizione in [[Britannia]]. Una volta tornato in Gallia, nella seconda parte del 54 e nel [[53 a.C.]] Cesare si trovò di fronte a una nuova rivolta, guidata da [[Ambiorige]] e [[Catuvolco]] degli [[Eburoni]], che erano stati sobillati proprio da Induziomaro. E proprio costui, conscio del prestigio che si era guadaganto presso molti popoli, e convinto che avrebbe trovato facilmente truppe di volontari, se fosse uscito dal suo territorio, convocò l'assemblea armata dei Treviri, in cui dichiarò nemico pubblico Cingetorige, confiscandone i beni. Dichiarò poi davanti all'assemblea di essere stato chiamato dai [[Senoni]], dai [[Carnuti]] e da altri popoli della Gallia, e che quindi si sarebbe diretto verso di loro, passando attraverso il territorio dei [[Remi]], devastandolo, ma che prima avrebbe dato l'assalto all'accampamento del [[legatus|legato]] di Cesare [[Tito Labieno]], che era però ben difeso e ben fortificato, e si trovava in una buona posizione strategica. Informato da Cingetorige e dai suoi parenti del discorso tenuto da Induziomaro, Labieno inviò messaggi ai popoli confinanti e richiamò da ogni parte truppe di cavalleria, indicando esattamente il [[giorno]] in cui avrebbero dovuto presentarsi. Nel frattempo, quasi ogni giorno, Induziomaro si aggirava con la cavalleria presso l'[[castrum|accampamento]] romano sia per studiarne la posizione, per venire a colloquio e per incutere timore. I cavalieri bersagliavano il campo con proiettili dentro, e Labieno doveva trattenere le truppe al coperto, cercando di dare l'impressione che fossero intimorite dai ribelli.
 
Mentre Induziomaro continuava ad avvicinarsi al campo, Labieno, fece entrare di nascosto in una sola [[notte]] tutti i cavalieri giunti dietro suo ordine. Intanto, come ormai era solito fare da giorni, Induziomaro si accostò al campo, trascorrendo là la maggior parte del giorno, mentre i cavalieri lanciavano giavellotti e, con parole ingiuriose, provocavano i Romani a [[battaglia]]. Non ottenendo alcuna risposta, però, all'imbrunire i ribelli si allontanarono in ordine sparso, in piccoli gruppi. Allora Labieno fece uscire all'improvviso tutti i cavalieri da due porte, e ordinò espressamente che, dopo aver spaventato e messo in fuga la cavalleria nemica, tutti cercassero il solo Induziomaro e lo uccidessero, promettendo grandi ricompense a chi lo avesse ucciso. Mandò poi le [[coorte|coorti]] in appoggio alla cavalleria. Il suo piano riuscì e Induziomaro fu raggiunto e ucciso, mentre stava guadando un [[fiume]]: la sua [[testa]] fu portata all'accampamento. Mentre rientrava al campo, la cavalleria inseguì e uccise anche tutti i nemici che poteva. Informate dell'accaduto, le truppe degli Eburoni e dei [[Nervi (popolo)|Nervi]], che si erano radunate, si dispersero.
 
== Fonti ==