Vertumno e Pomona: differenze tra le versioni

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==Descrizione e stile==
[[Ovidio]] raccontò la storia di [[Vertumno]] e [[Pomona]] nelle ''[[Metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]'' (XIV, 622-697 e 765-769). Le due divinità sono rappresentate agli angoli inferiori della lunetta, ciascuna con l'attributo che le caratterizza: a sinistra Vertumno con il canestro, a destra Pomona con la falce. Essi indossano abiti da contadini, come anche gli altri personaggi presenti. Il mito è quindi calato in un'atmosfera popolaresca e rustica, assomigliando più alla rappresentazione del riposo di un gruppo di campagnoli durante un assolato giorno di festa.
 
In alto si legge l'iscrizione tratta dalle ''[[Georgiche]]'' di [[Virgilio]] (1, 21), dove vengono invocati gli dei e le dee protettori dei campi: <small>DIIQUE DEAEQUE QUIBUS ARVA TUERI</small>.
 
Al centro della lunetta si apre la finestra ad oculo (oggi coperta da un tendaggio, ma nata come fonte di illuminazione della sala), attorno al quale il pittore disegnò frande di alloro che dipartono simmetriche e quattro putti, due sui rami e due seduti su un muretto, che reggono le estremità di una grande ghirlanda fatta di foglie, frutta e nastri. Sullo stesso muro stanno adagiate due figure, un uomo nudo dalla parte di Vertumno, e una donna vestita di rosso con camicia azzurra e scialle bianco dalla parte di Pomona. un terza donna si trova poco sotto, girata di spalle, mentre dal lato opposto stanno un uomo sdraiato e un cane in scorcio molto realistico (ma ottimizzato per la visione frontale piuttosto che dal basso, come sarebbe naturale per lo spettatore).