Massacro di Oradour-sur-Glane: differenze tra le versioni
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== La divisione ''Das Reich'' in Francia ==
{{vedi anche|battaglia di Normandia|resistenza francese}}
Il giorno 8 aprile 1944 la [[2. SS-Panzer-Division "Das Reich"|2ª divisione corazzata SS ''Das Reich'']], dopo avere prestato servizio in [[Unione Sovietica]], fu trasferita in Francia, venendo dapprima posta in riserva in [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], e successivamente a [[Tolosa]], con compiti di sorveglianza e di difesa della [[Costa|costa sud]] del paese, in previsione di un possibile sbarco [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleato]]; tra il 20 ed il 27 aprile, anche gli 800 superstiti dei 5.000 componenti originari del [[SS-Panzergrenadier-Regiment 4 "Der Führer"|4
Nel periodo in cui la divisione era di stanza nella zona di Tolosa la [[Resistenza francese|resistenza]] aumentò in modo significativo le proprie azioni contro le forze di occupazione, ed esse crebbero progressivamente con l'approssimarsi del [[Sbarco in Normandia|D-Day]]; una volta iniziata l'invasione, la divisione venne posta in stato di allarme il giorno 7, riuscendo tuttavia a raggiungere la zona di operazioni solo il 23 giugno a causa dei danni prodotti alle [[Ferrovia|linee ferroviarie]] dai [[Bombardamento|bombardamenti]] e dalle azioni di [[sabotaggio]] dei ''[[maquis]]'', uniti agli attacchi che essa subì ad opera degli stessi [[Partigiano|partigiani]].
Durante uno di questi attacchi, avvenuto nelle vicinanze del [[comune]] di [[La Bussière (Loiret)|La Bussière]], venne rapito, ed alcuni giorni dopo ucciso, durante il suo tentativo di fuga, il comandante del 3
== Il massacro ==
Il reparto comandato da Kämpfe, al momento del suo rapimento, si trovava a [[Guéret]], un comune situato a circa 80 [[chilometri]] da [[Limoges]], mentre il 1
[[Immagine:Bundesarchiv Bild 146-1984-101-05A, Otto Weidinger.jpg|thumb|left|L'[[Gradi delle SS|Obersturmbannfuhrer]] [[Otto Weidinger]], comandante del [[SS-Panzergrenadier-Regiment 4 „Der Führer“|4
Alle 15.00 venne ordinato di portare tutte le donne ed i bambini, il cui totale era di circa 400, all'interno della [[Chiesa (architettura)|chiesa]] e l'unica persona che riuscì ad uscire viva dall'edificio, una donna di nome Marguerite Rouffanche, testimoniò in seguito che tutti i presenti vennero fatti sdraiare per terra e due soldati, dopo avere sbarrato le porte, depositarono un involucro in fondo alla [[navata]] dal quale fuoriscivano alcune ''cordicelle bianche''; dopo che i due soldati ebbero acceso le cordicelle fu immediatamente chiaro a tutti che si trattavano di [[Miccia|micce]] di una [[Bomba (ordigno)|bomba]] ed il [[paura|panico]] si impadronì delle donne e dei bambini ma la prima che tentò di alzarsi per fuggire venne mitragliata con il figlio in braccio<ref>Appena accese le micce il fumo si propagò all'interno della chiesa ma tutte le uscite erano state chiuse e l'uccisione della donna e del figlioletto fu sufficiente a fermare per un attimo la massa delle persone, permettendo ai due soldati di uscire e di sbarrare l'ultima porta. Vedi {{Cita|Biagi1995VI|p. 2092|Biagi 1993 vol. VI|harv=s}}.</ref>.
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== Le indagini ed il processo ==
[[Immagine:Car in Oradour-sur-Glane4.jpg|thumb|right|Immagine di [[Oradour-sur-Glane]] non ricostruito dopo il massacro]]
Nel [[gennaio]] del [[1953]], dinanzi al [[Consiglio di guerra]] di [[Bordeaux]], vennero portati solo 6 SS, soldati semplici, ed un sergente, più 13 soldati ed un sergente francese, [[alsazia]]ni arruolati nelle SS, poiché tutti gli ufficiali del 1
La sentenza, emessa il [[13 febbraio]], fu di due condanne a morte, di cui una a carico del sergente alsaziano, 12 condanne ai lavori forzati, 6 condanne a pene detentive varie ed una assoluzione, ma un'[[amnistia]], votata dal Parlamento il [[19 febbraio]], commutò le due condanne a morte e permise la scarcerazione di tutti gli altri condannati: ad Oradour-sur-Glane lo sdegno per la decisione fu tale che il [[sindaco]] restituì la croce di guerra precedentemente conferita al paese e l'associazione dei sopravvissuti restituì la [[Legion d'onore]] posta sulle urne funerarie delle vittime<ref>{{Cita|Biagi1995VI|p. 2098|Biagi 1993 vol. VI|harv=s}}.</ref>.
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