Riforma liturgica del rito romano: differenze tra le versioni

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* per la carenza, all'epoca, di conoscenze adeguate sulla storia della liturgia, in specie quella della chiesa primitiva e delle chiese orientali;
 
==LaLe riformariforme liturgicaliturgiche nel XX secolo precedenti il Concilio Vaticano II==
 
Dopo il Concilio di Trento, la liturgia fu modificata soltanto marginalmente. L'unico cambiamento di rilievo, prima del [[Concilio Vaticano Secondo]], fu la nuova disciplina della Liturgia della notte di [[Pasqua]] e della [[Settimana santa]] disposta sotto [[papa Pio XII]].
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Si può quindi dunque affermare che la costituzione sulla liturgia del concilio cominciò ad essere predisposta fin dal [[1948]], prendendo spunto dall'enciclica. Fu forse proprio per l'approfondito lavoro preparatorio che il progetto di costituzione del [[1962]] firmato dal cardinale competente [[Gaetano Cicognani]] (fratello del [[Cardinal Segretario di Stato]] [[Amleto Giovanni Cicognani|Amleto]]) pochi giorni prima della sua morte sfuggì al destino di tutti gli altri progetti preparati dalla curia, questi ultimi furono infatti sistematicamente respinti dal ''[[plenum]]'' conciliare.
 
== La liturgia secondo il concilioConcilio Vaticano II ==
[[File:Chiesa di San Giovanni Battista (Mogno).jpg|thumb|Chiesa a Mogno, di [[Mario Botta]] ]]
Il [[4 dicembre]] [[1963]] la costituzione liturgica ''[[Sacrosanctum Concilium]]'' (in seguito SC) è approvata con soli quattro voti contrari sugli oltre 2000 vescovi partecipanti e pubblicata quale primo documento del [[Concilio Vaticano Secondo]]. Oggetto del rinnovamento generale della liturgia (SC 21) sono tutti i riti della Chiesa: la celebrazione eucaristica, gli altri sacramenti, la liturgia delle ore, le feste e i tempi liturgici, la musica e l'arte sacra. La SC fissò alcuni punti per la riforma della liturgia, che poi venne ampliata dai Papi successivi, soprattutto durante il pontificato di Paolo VI.
 
== La riforma della liturgia dopo il Concilio Vaticano II ==
Esempio più evidente e spesso ricordato fu l'abolizione della messa in latino, che prese rapidamente piede, sebbene il Concilio avesse in realtà auspicato il mantenimento dell'uso della [[lingua latina]]. I primi passi crearono inoltre una dinamica propria di mutamento e sperimentazione sia nel [[clero]] sia nei fedeli, contro la quale la curia dovette rapidamente intervenire. A titolo di esempio, in Olanda e in Belgio sarebbero stati elaborati, subito dopo il concilio, centinaia di nuove preghiere eucaristiche.
=== La preparazione della riforma postconciliare ===
 
Il [[25 gennaio]] [[1964]] papa Paolo VI emanò il ''motu proprio'' ''Sacram Liturgiam'' con cui stabiliva che molte delle novità introdotte dalla costituzione conciliare non sarebbero entrate in vigore prima della preparazione e pubblicazione dei nuovi libri liturgici <ref>[http://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS%2056%20%5B1964%5D%20-%20ocr.pdf Lettera apostolica ''motu proprio data'' ''Sacram Liturgiam''], AAS 56 (1964), p. 139]</ref>. Già nel [[1964]] fu istituito il ''Consilium'' per l'applicazione della costituzione liturgica (''[[Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia]]''), affinché adattasse i testi liturgici ai principi conciliari. La commissione fu, inizialmente, presieduta dall'arcivescovo di [[arcidiocesi di Bologna|Bologna]] il cardinale [[Giacomo Lercaro]] e, dal [[1968]], dal cardinale [[Benno Walter Gut]]. Da essa sorse poi la [[Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti]], il cui segretario sarebbe stato [[Annibale Bugnini]], il quale aveva funto pure da segretario della commissione di riforma istituita nel 1948 e di quella preparatoria al concilio.
 
Il ''Consilium'' ebbe fra i suoi obiettivi anche l'evidenziazione delle caratteristiche che differenziavano il rito romano sia da quello [[rito bizantino|bizantino]] sia dalle altre tradizioni occidentali (ambrosiano, gallicano, mozarabico).
 
=== La riforma liturgica postconciliare ===
Il concilio fissò alcuni principi generali, mentre la riforma concreta, con l'estensione dei nuovi libri liturgici che sostituirono quelli esistenti avvenne negli anni successivi, quando il Concilio era terminato. Il [[messale romano]] riformato venne infatti pubblicato da Paolo VI nel 1969, con la costituzione apostolica ''"[[Missale Romanum]]"'' del [[3 aprile]] [[1969]].
 
==Obiettivi della riforma e mutamenti introdotti==
Principio fondante della riforma liturgica è (SC 79) una partecipazione cosciente, attiva e semplice dei fedeli (''conscia, actuosa et facilis participatio fidelium'') alle liturgie festive della Chiesa, semplificazione dei riti e che non si introducessero innovazioni se non quando richiesto da una vera e accertata utilità (SC 23). Gli applicatori della riforma postconciliare interpretarono l'obiettivo della partecipazione come marginalizzazione (e più spesso totale eliminazione) del [[lingua latina|latino]] a favore delle lingue moderne, sebbene il Concilio Vaticano II prescrivesse che l'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, venisse conservato. I primi passi crearono inoltre una dinamica propria di mutamento e sperimentazione sia nel [[clero]] sia nei fedeli, contro la quale la curia dovette rapidamente intervenire. A titolo di esempio, in Olanda e in Belgio sarebbero stati elaborati, subito dopo il concilio, centinaia di nuove preghiere eucaristiche.
 
Principio fondante della riforma liturgica è (SC 79) una partecipazione cosciente, attiva e semplice dei fedeli (''conscia, actuosa et facilis participatio fidelium'') alle liturgie festive della Chiesa, semplificazione dei riti e che non si introducessero innovazioni se non quando richiesto da una vera e accertata utilità (SC 23). Gli applicatori della riforma postconciliare interpretarono l'obiettivo della partecipazione come marginalizzazione (e più spesso totale eliminazione) del [[lingua latina|latino]] a favore delle lingue moderne, sebbene il Concilio Vaticano II prescrivesse che l'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, venisse conservato.
=== Riforma del calendario ===
Il concilio prevedeva che la revisione del [[calendario liturgico]] conservasse e restaurasse usi e ordinamenti tradizionali dei tempi sacri, e nell'adattamento moderno si mantenesse il loro carattere tradizionale (art 107 Sacrosantum Concilium). Tuttavia la riforma postconciliare ha modificato fortemente l'ordinamento tradizionale, ad esempio eliminando l'antico uso del [[Tempo di Settuagesima]].