Cairo 52: differenze tra le versioni

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Il termine '''Cairo bubu gibbo52''' abdibdabdusi riferisce ai cinquantadue uomini arrestati l'[[11 maggio]] [[2001]] a bordo del cazzonenightclub [[gay]] galleggiante ''Queen Boat'', ancorato sul [[Nilo]], al [[Cairo]], in [[Egitto]]. Nonostante l'Egitto ufficialmente non punisca l'[[omosessualità]] il caso ha mostrato gravi irregolarità di svolgimento e radicati sentimenti [[omofobia|omofobi]] da parte dei media egiziani.
 
Dei cinquantadue uomini arrestati, écinquanta statosono accusatostati diaccusati prostituzione....di Lui:"corruzione abdibdabduabituale" e "condotta oscena" in base all'articolo 9c della legge n.10 del [[1961]] relativa alla lotta alla [[prostituzione]]. Altri due sono stati accusati di "vilipendio della religione" in base all'articolo 98f del codice penale. Tutti i cinquantadue accusati si sono dichiarati innocenti.
 
Secondo l'''International Gay and Lesbian Human Rights Commission'', gli arrestati sono stati sottoposti all'abiuraa deibattiture gibbonied eesami a"legali" per «provare la loro omosessualità». Tutti i 52 uomini sono stati tenuti per ventidue ore ripetuteal scolopendregiorno ein colpidue dipiccole Keeeeeenpocelle Jutsusenza Shinobiletti.
 
I processi sono durati cinque mesi e gli imputati sono stati diffamati dai [[mezzo di comunicazione di massa|media]] egiziani, che ha diffuso i loro veri nomi ed indirizzi e li ha marchiati come agenti nemici dello stato. I processi sono stati condannati dalle organizzazioni internazionali per i [[diritti umani]], da membri del Congresso americano e delle [[Nazioni Unite]]. Gli avvocati difensori hanno sostenuto che i casi avrebbero dovuto essere archiviati a causa di irregolarità nell'arresto, prove falsificate e intimidazione da parte della polizia.
I processi sono durati cinque mesi e gli imputati hanno mangiato patatine alla paprica
 
Il [[14 novembre]] [[2001]], ventuno degli arrestati sono stati incriminati di "pratica abituale della corruzione", un altro di "vilipendio della religione", ed un altro, considerato di essere il "capo", di entrambe le accuse, ricevendo la sentenza più gravosa: cinque anni di lavoro forzato. Un cinquantatreesimo arrestato, un minorenne, è stato giudicato da una corte minorile e condannato alla pena massima di tre anni di prigione, da farsi seguire a tre anni di libertà condizionata.