Composto inorganico: differenze tra le versioni

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Si definisce '''composto inorganico''' qualsiasi [[composto chimico]] che non contiene [[atomo|atomi]] di [[carbonio]], o in cui in cui questo elemento abbia [[numero di ossidazione]] non inferiore a +4. Sono pertanto compresi [[anidride carbonica|anidride]] e [[acido carbonico]] e relativi [[sale|sali]], bicarbonati e carbonati. Anche il [[monossido di carbonio]], benché abbia un carbonio con numero di ossidazione inferiore a +4 e quindi non possa essere incluso nella definizione, è considerato un composto inorganico.
 
Gli aggettivi "organico" e "inorganico" hanno origini storiche; anticamente si pensava infatti che le sostanze estratte da tessuti provenienti da organismi viventi, vegetali o animali, possedessero proprietà peculiari derivanti proprio dalla loro origine "organica" e che quindi non potessero essere sintetizzate o che i loro equivalenti sintetici fossero diversi per la mancanza di queste particolari proprietà. La sintesi in laboratorio dell'[[urea]] nel [[1828]] da parte del chimico tedesco [[Friedrich Wöhler]] e la constatazione che l'urea sintetica ha le medesime proprietà chimico-fisiche di quella estratta dall'[[urina]] fecero cadere questo assunto, definitivamente nel [[1861]]. I [[minerale|minerali]] sono storicamente i composti inorganici per eccellenza.
 
Attualmente i composti del carbonio che comunemente vengono assimilati e studiati nell'ambito della sistematica inorganica sono quindi quelli semplici, e i derivati dell'[[acido carbonico]], carbonati e bicarbonati. Inoltre, gli sviluppi relativi al [[ventesimo secolo]] hanno visto moltiplicarsi le commistioni tra [[chimica organica]] e [[chimica inorganica]] con il grande progredire della [[chimica metallorganica]] e della [[chimica bioinorganica]].