Secinaro: differenze tra le versioni

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Le prime notizie scritte che ricompaiono dopo il buio medioevale datano al 1076, periodo in cui il conte valvense di Gagliano Teodino donò al monastero di Farfa il suo feudo di Secinaro unitamente a quelli di Cocullo, Molina Aterno e Goriano Valli (all'epoca Goriano Valli costituiva frazione di Molina Aterno). Nel XII secolo, in epoca normanna, il territorio entrò a far parte del regno di Sicilia. Dopodiché le vicende storiche si susseguono in modo convulso e disordinato. Nel 1143 Rainaldo conte di Celano, figlio di Crescentius, avendo riconosciuta la sovranità di re Ruggiero, fu nominato titolare della nuova contea di Celano e divenne dunque feudatario anche di Secinaro. Nel 1173 nel Catalogo dei Baroni compilato sotto re Guglielmo, si dice che Rainaldo conte di Celano avesse concesso in feudo al fratello RuggieroGoriano di Valva e "Sichenale". Sotto il regno di Federico II, il quale fece costruire l'acquedotto medioevale di Sulmona e fondò la città di "Aquila", non si hanno notizie riguardanti il territorio di Secinaro. Apprendiamo invece che nel 1332 il castello di Secenale divenne feudo dei [[Conti di Celano]] andando in assegnazione a Ruggero II, figlio di Tommaso e di Isabella. Nel 1391 Antonio, figlio di Ruggiero II, usurperà al padre la contrada Castello di Secinaro con le relativa fortezza.<p>
 
Nel 1451, sotto Lionello Accorciamuro (marito di Iacovella contessa di Celano), "Secenara" faceva ancora parte della contea di Celano e nel 1484 Restaino IV Cantelmo, per la sua fedeltà alla corona, ricevette dal Re Ferdinando la nomina di Giustiziere della Terra di Secinaro. Sappiamo inoltre che nel 1496 gli abitanti di Secinaro chiesero e ottennero dal Re Ferdinando I d'Aragona la liberazione, senza pagamento, dei prigioneri fatti nei tempo delle ribellioni del Regno. Nel 1492, da una lettera al Duca di Amalfi, si apprende che il Conte di Celano dovette intervenire per sopire le rappresaglie intercorse tra le genti di Goriano Valli e quelle di Secinaro. Tali sconfinamenti avvennero probabilmente durante l'estate, quando il laghetto di Tempera situato in territorio di Goriano Valli rimane solitamente a secco d'acqua e gli armenti giungono ad abbeverarsi in località l'Acqua situata a ridosso dell'attuale Chalet di Secinaro. Nel 1505 si registra una nuova lite con gli abitanti di Gagliano, lite avviata dai Secinaresi per vedersi garantito l'accesso agli abbeveratoi ubicati nella piana di Canale. Costanza Piccolomini, duchessa di Amalfi, si preoccupò in prima persona di risolvere la controversia insorta tra i suoi vassalli e suggerì di comporre la questione in modo pacifico all'interno di un collegio a composizione paritaria. Il collegio riconobbe ai secinaresi il diritto di continuare a transitare nella piana di Canale "come per il passato" ma con "le sole bestie da soma".<ref>Sulla storia ella alleValle Subequana dopo il Medioevo si veda, tra gli altri, E. SpelndoreSplendore, ''Profilo archeologico e stoico dei copmunicomuni della Valle Subequana'', 1997</ref>.<p>
 
Nel 1527, ai tempi di Carlo V, il comune di Secinaro viene ancora nominato nelle fonti scritte sia come "Secinara" sia come "Secenara". All'epoca si contavano appena 140 fuochi (ca. 500 anime) e il castello doveva essere caduto già in rovina per lasciare posto alle fondamenta su cui sarebbe sorta la Chiesa di San Nicola di Bari. A giudicare dal portale, l'elemento più antico dell'edificio, è possibile datare la costruzione della chiesa al 1547. All'interno si conserva una croce di rame e argento del secolo XVI e una iscrizione incisa su legno del medesimo periodo. Poco più in basso, a breve distanza, sorge la piccola Chiesa di S. Maria della Consolazione che reca incisa sull'epistilio dell'ingresso frontale la data del 1507. All'interno affreschi cinquecentesti e una piccola statua rinascimentale in terracotta che raffigura la Maternità in trono incorniciata dietro l'altare con ghirlande di fiori e frutta.<p>