Secinaro: differenze tra le versioni

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I reperti di epoca italica sono assai più numerosi e si trovano per lo più conservati nella sede del locale municipio, nel Museo Nazionale dell'Aquila e in quello di Chieti. Il territorio di Secinaro, analogamente al resto della Valle Subequana, si trovava anticamente attestato nell'area di competenza degli antichi [[Peligni]] Superequani che, a completamento del processo di romanizzazione, venne inclusa nella Regio IV Augustea. Il processo di romanizzazione del territorio ebbe inizio nel IV secolo a.C. con la stipula dei patti paritari tra Roma e le popolazioni italiche, ma giunse a definitivo compimento solo al termine della guerra sociale del I secolo a.C. In tale occasione, dopo la sconfitta della lega italica e la perdita di [[Corfinium]], gli abitanti della Valle Subequana divennero a tutti gli effetti cittadini romani.
 
Un testo epigrafico del I secolo a.C. proveniente dalla località "La Ira" fa riferimento ad un ''iter paganicam'', probabilmente un antico percorso tratturale che doveva connettere perpendicolarmente il [[Tratturo Celano-Foggia]] col [[Tratturo L'Aquila-Foggia]] secondo la direttrice [[Goriano Sicoli]]-[[Paganica]] (Statulae - Pagus/vicus? Fuficulanus). L'iter in questione fu probabilmente finanziata dai pagi - ciascuno per il proprio tratto di competenza territoriale - in cambio di una parte dei proventi della Transumanza che il fisco di Roma riscuoteva nei pressi di Peltuinum (Prata d'Ansidonia) in occasione del censimento annuale delle greggi. Probabilmente i pagi contribuivano a convogliare le greggi nel punto censuario affinché i pastori transumanti non potessero esimersi dal pagar dazio ai Romani e questi ultimi remuneravano forse l'investimento dei pagi con una compartecipazione al gettito erariale sulla base del numero di capi transitati. Appare quantomeno suggestiva una lettura in questo senso della locuzione "ex p[ecunia] s[ua]" che compare nel cippo secinarese anziché immaginare una "p[agi] s[ententia]" che non sembra oltretutto costituire provvedimento amministrativo tipico dei pagi superequani.<ref>R. Santilli, ''Superaequum: le origini e le sorti dell'ordinamento municipale'', in attesa di pubblicazione</ref> Dal testo dell'iscrizione si apprende oltretutto che l'opera fu curata da un collegio di tre magistri, particolare questo assai interessante alla luce di un'altra epigrafe secinarese cronologicamente coeva alla precedente e il cui testo riferisce di una fontana collaudata da un collegio di tre edili. La coesistenza di queste due magistrature paganiche (ambedue le iscrizioni risalgono alla metà del I secolo a.C.) ha indotto Evandro Ricci ad ipotizzare che in territorio di Secinaro coesistessero due [[pagus|pagi]] distinti - un primo governato da un collegio di tre magistri e un secondo retto da un collegio di tre edili. Di qui la congettura che uno dei due pagi possa aver mutato il proprio titolo divenendo "municipium" romano di "Superaequum".<ref>Sul problema del numero dei pagi in territorio di Secinaro si veda, per tutti, E. Ricci, Ubicazione di Superaequum e spigolature peligne, Sulmona, 1984</ref> Non sappiamo se le due magistrature paganiche coesistessero all’interno di uno stesso pagus ma, se così fosse, dovremmo immaginare un pagus governato da un organo esecutivo composto da ben sei magistrati (3 edili + 3 magistri): un ''unicum'' nell'ordinamento amministrativo italico.<p>
 
L'esegesi delle fonti epigrafiche superequane induce a sospettare che le magistrature italiche abbiano cessato le loro funzioni a partire dalla metà del I secolo a.C., in concomitanza con l'istituzione del municipium romano di [[Superaequum | Superaequum]], per essere sostituite dai duoviri di diritto romano. L'istituzione del municipium rappresenta, in realtà, solo la tappa finale di un lunghissimo processo di romanizzazione che ebbe inizio verso la fine del quinto secolo d.C. Tale processo deve aver subito una accelerazione improvvisa in concomitanza con la fine della [[Guerre sannitiche|seconda guerra Sannitica]], episodio militare in cui i Romani compresero a pieno l'importanza del controllo militare dell'Abruzzo interno per un disegno di egemonia peninsulare. Verso la fine del IV secolo a.C. Roma aveva forse già istituito le "praefecturae" di Aveia ([[Fossa (Italia)|Fossa]]) e di Peltuinum ([[Prata d'Ansidonia]]). Il territorio della "praefectura" di Peltuinum in età imperiale presenta una estensione di circa 150&nbsp;km sviluppandosi lungo la riva sinistra dell'Aterno dalla Conca dell'Aquila fino all'imbocco delle Gole di S. Venanzio. Appare interessante a tal proposito che dall'antico pagus superequano di Molina Aterno provengono iscrizioni funerarie di età imperiale dedicate a prefetti duoviri. Non è escluso che possa trattarsi di duoviri superequani che rivestirono anche la carica di prefetto in Peltuinum, anziché immaginare ipotetici sostituti dei duoviri municipali inviati da Roma per risolvere esigenze amministrative di carattere straordinario a [[Superaequum | Superaequum]].<ref>R. Santilli, op. cit.</ref><p>