Teatro romano di Neapolis: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{F|archeologia|gennaio 2012}}
[[File:Napoli sotterranea (proscenio).jpg|thumb|right|250px|Il proscenio del teatro, con a sinistra ''opus reticulatum'']]
Il '''teatro romano di Neapolis''' (detto anche '''teatro romano dell'Anticaglia''') è un sito archeologico che sorge nel cuore del [[centro storico di Napoli|centro storico]] di [[Napoli]], presso il [[decumano superiore]].
 
Il sito è precisamente ubicato nella zona compresa tra via Anticaglia a nord, via San Paolo a ovest e vico Giganti a est. Insiste nella parte sottostante il [[vico Cinquesanti]], strada aperta nel [[XVII secolo]], che lo scinde verticalmente.
 
Costituisce l'ultima tappa del percorso riguardante la [[Napoli sotterranea]].
 
==Storia==
Risalente all'età romana, nel [[I secolo a.C.]], il teatro è sorto al posto di un preesistente edificio greco del [[IV secolo a.C.]], anch'esso probabilmente destinato alla rappresentazione teatrale. A differenza dell'''Odeion'', che sorgeva accanto ad esso, destinato a particolari manifestazioni musicali ed oggi praticamente quasi scomparso, il teatro era scoperto.
 
Il teatro fu una delle glorie di Neapolis, secondo [[Ottaviano Augusto]] la ''custode della cultura ellenica'': come riferisce [[Svetonio]], l'imperatore [[Claudio]] vi fece rappresentare commedie in onore dell'amato fratello [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]] e diede loro la vittoria<ref>Donato Fasolini, ''Aggiornamento bibliografico ed epigrafico ragionato sull'imperatore Claudio'', Milano, Vita e Pensiero, 2006</ref>.
 
[[File:Teatro Anticaglia.jpg|thumb|200px|Una delle arcate di via Anticaglia]]
Leggendari i certami canori di [[Nerone]]: le fonti provengono da [[Tacito]] neglie dai suoi ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', ema [[Svetonio]]in particolar modo neldal [[Vite dei Cesari|''De vita Caesarum'']] raccontanodi [[Svetonio]]: quest'ultimo racconta che Nerone debuttò proprio a Napoli con una sua ode, riempiendo ogni volta il teatro che sempre lo acclamava, la cui effettiva spontaneità è stata quantomeno messa in dubbio. Lo stesso Svetonio parla di ''bombi'', ''embrici'' e ''testi'', cioè i vari modi di applaudire degli alessandrini secondo i quali era divisa la ''claque'' dell'imperatore, ottenuta tra la plebe in numero di cinquemila persone. Ancora, le esibizioni canore di Nerone erano assai prolungate e durante una di questenonostante scoppiò un violento terremoto, che l'imperatore valutò come gli apprezzamenti degli dèi, costringendocontinuò a cantare e costrinse la popolazione a rimanere.
 
Le sue esibizioni furono molte e assai prolungate e riempivano ogni volta il teatro che sempre lo acclamava, la cui effettiva spontaneità è stata quantomeno messa in dubbio: lo stesso Svetonio parla di ''bombi'', ''embrici'' e ''testi''<ref>Il testo latino recita "...bombos, imbrices et testas...". Il primo termine indica proprio il rumore provocato dall'applauso, il secondo indica una tecnica di applauso eseguita con il cavo delle mani per creare un suono ad effetto mentre il terzo significa propriamente "tegola" oppure "recipiente", probabilmente un applauso eseguito con l'ausilio di uno strumento</ref>, cioè i vari modi di applaudire della ''claque'' dell'imperatore, ottenuta tra la giovane plebe in numero di cinquemila persone. Grandi lodi gli furono elargite dagli Alessandrini, che in città erano assai numerosi e che da Nerone furono rinfoltiti per la loro generosità ''critica''.
Fu ristrutturato durante l'età flavia ([[I secolo]]) e nel [[II secolo]].
 
Anche il filosofo Seneca parla del teatro: nella lettera 75 delle sue ''[[Epistulae morales ad Lucilium]]'' dice che per andare alla scuola del filosofo Metronatte bisognava passare per la zona del teatro, definito da Seneca strapieno di gente al contrario della scuola, considerata dai più frequentata da fannulloni.
[[Publio Papinio Stazio]] in una lettera alla moglie esalta i templi e una grande piazza porticata (forse l'area del [[Forum (luogo)|Foro]]) e fa riferimento a due grandi teatri nella città, quello all'aperto e quello coperto, ubicati nella parte superiore del Foro, alle spalle dell'area sacra del [[tempio dei Dioscuri di Napoli|tempio dei Dioscuri]].
 
FuIl teatro fu ristrutturato durante l'età flavia ([[I secolo]]) e nel [[II secolo]]. La maggior parte delle vestigia risale proprio a questo periodo e a successivi restauri.
La caduta dell'Impero romano sancisce la caduta anche degli spettacoli teatrali in genere e la struttura viene abbandonata, complice anche un'alluvione tra il [[V secolo|V]] e il [[V secolo]]. Il periodo medievale aumenta l'oblio e per finire, nel [[XVII secolo]] è stato sopraffatto dalla costruzione di vari edifici sorti sulla cavea nonché sventrato dal vico Cinquesanti.
 
[[Publio Papinio Stazio]] in età flavia esalta in una lettera alla moglie esaltacontenuta nelle sue ''Silvae'' i templi e una grande piazza porticata (forse l'area del [[Forum (luogo)|Foro]]) e fa riferimento a due grandi teatri nella città, quello all'aperto e quello coperto, ubicati nella parte superiore del Foro, alle spalle dell'area sacra del [[tempio dei Dioscuri di Napoli|tempio dei Dioscuri]].
Gli ambienti interni furono adoperati come cantine, depositi e botteghe fino a poco tempo fa. Infatti solo negli ultimi anni il teatro è stato in parte disvelato, con l'intervento da parte del Comune che ha ordinato importanti lavori di recupero.
 
La caduta dell'Impero romano sancisce la caduta anche degli spettacoli teatrali in genere e la struttura viene abbandonata, complice anche un'alluvione tra il [[V secolo|V]] e il [[VVI secolo]]. Il periodo medievale aumenta l'oblio della struttura, adoperata come piccola necropoli (databile al [[VII secolo]]) o - cosa prevedibile - discarica e per finire, neltra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVII secolo]] è stato sopraffatto dalla costruzione di vari edifici sorti sulla cavea nonché sventrato dal vico Cinquesanti, aperto nel [[XVI secolo]] dai Padri Teatini.
 
Gli ambienti interni furono adoperati come stalle, cantine, depositi e botteghe fino a poco tempo fa. Prime scoperte avvennero nel [[1859]] per lo scavo di una fognatura, un primo scavo archeologico avvenne alla fine del [[XIX secolo]] nel giardino dello stabile su cui insiste il teatro, il primo piano di recupero risale al [[1939]] durante il Ventennio, ma solo dal [[1997]] il teatro è stato in parte disvelato, con l'intervento da parte del Comune che tra il [[2003]] e il [[2007]] ha ordinato importanti lavori di recupero che hanno permesso l'affioramento della parte ovest della ''summa cavea'' dal giardino interno.
 
==Descrizione==
[[File:Napoli sotterranea - nel basso a vico Cinquesanti 1030775.JPG|200px|left|thumb|L'abitazione a vico Cinquesanti che dà accesso al teatro]]
Il teatro presenta la tipica forma semicircolare del [[teatro greco]], della quale oggi è possibile visitare alcune importanti vestigia, mentre parte della cavea che è stata recuperata dopo anni di oblio è visitabile eccezionalmente.

Il teatro presentava tre ingessi, due laterali (ovest-est) per gli attori ed uno nord per il pubblico. Durante l'epoca romana, avendo questi già all'epoca capito che l'onda sismica venisse trasmessa diagonalmente, il teatro fu organizzato secondo la tecnica dell<nowiki>'</nowiki>[[opus mixtum]], dove lail ''[[opus reticolatum|reticolatum]]'' serviva a disperdere l'onda e lail ''[[opus latericium|latericium]]'' invece a bloccarla.<ref>Guida alla Napoli sotterranea</ref>
[[File:Opus compositum, roman theatre, naples.jpg|thumb|200px|Particolare della tecnica romana secondo l<nowiki>'</nowiki>''opus reticolatum'' e l<nowiki>'</nowiki>''opus latericium'']]
 
L'accesso alalla parte normalmente visitabile del teatro è possibile tramite una botola in un [[Basso (Napoli)|basso]] di vico Cinquesanti che conduce al lato est del teatro: il proprietario del terraneo aveva ricavato l'accesso agli ambienti sotterranei che aveva adoperato come cantina tramite una botola che era situata sotto il letto. Aveva inoltre escogitato un meccanismo che permetteva la scomparsa del letto, che scorreva lungo dei binari, in una nicchia del muro. La scoperta di frammenti murari in ''[[opus latericium]]'' portò successivamente all'esproprio del basso e alla nuova destinazione d'uso.
 
La parte di vico Cinquesanti corrisponde al ''proskenion'' o ''proscaenium'' e al ''paredon''. Dopo essere usciti da questa zona in vicoletto Giganti, una traversina di vico Cinquesanti, si rientra in [[decumano superiore|via Anticaglia]] dove si può accedere all'intradosso della ''summa cavea'', cioè l'anello superiore delle gradinate.
 
La cavea, che erapossedeva fornitatra circai 5000 e i 6000 posti circa, mostra in alcuni tratti ancora i marmi di rivestimento delle gradinate e alcuni ''vomitoria'' (gli accessi alle gradinate). È importante notare che la parte disvelata se non per un piccolo tratto riguarda la sola ''summa cavea'', cioè la parte alta delle gradinata. Soltanto un tratto della ''media cavea'', i posti centrali, è visibile e comprende anche uno dei ''vomitoria'' ancora oggi atto all'accesso al teatro. L'ingresso per la cavea è da via San Paolo e vi si accede entrando in un'antica bottega sita nel cortile di un palazzo di origini quattrocentesche.
 
A testimoniare tuttora la presenza del teatro all'esterno sono due massicce arcate, presenti in [[Decumano superiore|via Anticaglia]], che in epoca romana erano delle sostruzioni, strutture di rinforzo dell'esterno del teatro e ora appaiono inglobate negli edifici esistenti.
Line 38 ⟶ 43:
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*A.A.V.V., ''Il teatro di Neapolis. Scavo e recupero urbano'' ,Napoli, 2010
 
==Voci correlate==