Yoga Sūtra: differenze tra le versioni

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Dal ''sūtra'' IV.16<ref>In alcune edizioni questo ''sūtra'' non è presente. Così per esempio in Vivekananda, dove il Kaivalya Pāda consta di 33 ''sūtra'' anziché 34 (e quindi l'opera di 195 aforismi):{{quote|Un oggetto esiste indipendentemente dal fatto di essere percepito da una qualunque forma di coscienza (''citta''). Che cosa gli succede quando quella coscienza non lo sta percependo?|''Yoga Sūtra'', IV.16; traduzione di B.K.S. Iyengar, ''Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali'', ''Op. cit.'', p. 253.}}</ref> il filosofo si pone il problema del rapporto fra ''citta'' e ''puruṣa'', fra il prodotto più evoluto della materia ("materiale mentale", "mente" o "coscienza" che dir si voglia) e lo spirito cioè, in relazione al problema della [[conoscenza]]. La ''citta'' non può conoscere sé stessa (IV.19), e:
{{quote|La coscienza (''citta'') non può comprendere il veggente e se stessa alla stesso tempo.|''Yoga Sūtra'', IV.20<ref>Traduzione di B.K.S. Iyengar, ''Commento agli Yoga Sūtra di Patañjali'', ''Op. cit.'', p. 256.</ref>}}
 
La ''citta'' è una (IV.21), ma mossa da molte impressioni (''vāsana''); la sua funzione ultima è e resta quella di agire per il ''puruṣa'' (IV.24). Quando si sarà compreso pienamente questo rapporto, cioè la distinzione (''viśeṣa'') che sussiste fra i due (IV.25)<ref>La ''citta'', essendo una categoria della ''prakṛti'', è proprio per questo eternamente distinta dal ''puruṣa'', ma l'ignoranza (''avidyā'') porta a confondere i due. Qui Patañjali riprende in pieno le riflessioni e conclusioni del Sāṃkhya.</ref>, allora si potrà affermare di essere nel ''kaivalya'' (IV.26).
 
==Note==