Giovedì nero: differenze tra le versioni

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Giovedì fu il primo di una serie di giornate rovinose per il mercato azionario. Furono 12.894.650 le azioni che cambiarono di mano, a prezzi via via più bassi, gettando nella disperazione molti risparmiatori e investitori. La seduta era iniziata in modo tranquillo, ma i prezzi dopo qualche ora presero a scendere a perpendicolo e alle 11,00 si era diffuso un clima di paura, talché nessuno più comprava. Mezz'ora dopo il mercato era in preda alla psicosi, si verificarono vere e proprie vendite da panico (panic selling), negli ambienti dello [[New York Stock Exchange|Stock Exchange]], sede della borsa valori, si respirava un'aria di profondo nervosismo, mentre già si diffondeva la voce che undici noti speculatori si fossero tolti la vita.
 
Al termine di una riunione negli uffici della [[J. P. Morgan|J.P. Morgan & C.]] il [[25 ottobre]], in cui si erano riuniti tra i più importanti banchieri newyorkesi, [[Thomas W. Lamont]], numero uno della Morgan, incontrando i gionalisti si mostrò rassicurante lasciando capire che i grandi banchieri sarebbero intervenuti per calmierare la discesa dei prezzi. Quel giorno [[Richard Whitney]], incaricato della Morgan e futuro capo della borsa di New York, acquistò alcuni pacchetti di azioni all'ultimo prezzo di vendita per sollecitare ottimismo.
 
Dopo una lieve ripresa nel fine settimana, si giungerà così al [[Martedì nero|martedì 29 ottobre]], il giorno più rovinoso di tutta la storia dei mercati azionari. L'indice delle quotazioni crollò di ben 43 punti (quasi il 13% del valore del mercato).