Carmide (dialogo): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Conclusione: replaced: la a → l'a using AWB
Riga 63:
[[Socrate]] si lascia andare ora ad una propria riflessione, ispirata dalla terza definizione di [[saggezza]] di Carmide: ovvero quella secondo cui la saggezza (che procura la [[felicità]], è bene ricordarlo) consiste nel fare ognuno il proprio compito, vivendo secondo la [[scienza]] che gli è propria. [[Crizia]] viene costretto ad ammettere che la produzione delle scarpe, ad esempio, è una scienza; eppure possederla non dà felicità, e così accade anche per altre. Quando gli viene chiesto quale scienza, in definitiva, procuri la felicità, Crizia arriva alla conclusione che la sola effettivamente in grado di farlo sia la scienza del bene e del male.
 
La scienza del bene e del male non migliora le altre scienze in sé, ma migliora le nostre capacità di operare bene in queste, procurandoci vantaggio. Stranamente [[Socrate]] non la l'adotta come definizione di saggezza, ma continua a muovere dalla definizione di [[Crizia]] “scienza delle scienze”.
 
Il dialogo si chiude nello sconforto generale: la saggezza trovata non apporta nessun vantaggio alla vita, pertanto è ovvio che i tre siano ben lontani dalla soluzione. Crizia prescrive a Carmide di frequentare Socrate, per migliorare sé stesso, e qui il dialogo si chiude con un’ironia tetra per chi legge col senno di poi: Socrate chiede a Carmide se gli farà violenza, intendendo se egli voglia diventare suo discepolo anche contro la volontà di Socrate. Carmide risponde che così sarà, poiché è Crizia ad ordinarlo. È facile cogliere l’[[ironia]], se si pensa che durante il regime dei trenta tiranni proprio Crizia ordinerà a Socrate di uccidere un democratico, e che la morte di Socrate sarà originata proprio dal suo rapporto col futuro tiranno.