Massacro di Fântâna Albă: differenze tra le versioni

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Il '''massacro di Fântâna Albă''' (''Fontana Bianca'') ebbe luogo il l'[[1 aprile]] [[1941]], quando un numero imprecisato tra i 2000 ed i 3000 rumeni dei villaggi della valle del [[Siret (fiume)|Siret]] tentarono di fuggire dall'[[Unione Sovietica]] in [[Romania]] a seguito delle modifiche dei confini imposte dal governo di [[Mosca (città)|Mosca]] a quello di [[Bucarest]] a seguito del [[Patto Molotov-Ribbentrop]].
 
== Situazione storica ==
[[Immagine:Bucovina division.svg|250px|right|thumb|Divisione della Bucovina nel giugno 1940]]
Nel 1940, la Romania fu costretta a consegnare all'Unione Sovietica un territorio abitato da 3 milioni di abitanti, in maggioranza di [[etnia romena]], dopo l'ultimatum dato nel giugno dello stesso anno. Il territorio comprendeva la [[Bessarabia]], che l'URSS si annesse con il consenso della [[Germania nazista]] sulla base dei protocolli segreti firmati nel Patto Molotov-Ribbentrop) del [[23 agosto]] [[1939]], ma anche la [[Bucovina]] settentrionale, che in tali protocolli non era menzionata.
 
Durante l'avanzata in territorio romeno, l'[[Armata Rossa]] e l'[[NKVD]] non rispettarono i tempi concordati tra i governi di [[Mosca]] e di [[Bucarest]] e, spalleggiate da partigiani infiltrati in precedenza, aprirono il fuoco contro le truppe romene in marcia verso il nuovo confine causando numerose vittime. Interi reparti romeni vennero accerchiati dalle forze sovietiche, catturati e internati.
Il territorio comprendeva la [[Bessarabia]], che l'URSS si annesse con il consenso della [[Germania nazista]] sulla base dei protocolli segreti firmati nel Patto Molotov-Ribbentrop) del [[23 agosto]] [[1939]], ma anche la [[Bucovina]] settentrionale, che in tali protocolli non era menzionata.
 
Molte famiglie vennero colte di sorpresa dal rapido succedersi degli eventi e si trovarono divise dai nuovi confini. In questa situazione molti cercarono di riunirsi con le famiglie in Romania, attraversando la frontiera legalmente o illegalmente. A questa situazione le autorità sovietiche risposero in due modi: da un lato fu rafforzato il pattugliamento delle frontiere; dall'altro furono compilati elenchi di famiglie che avevano parenti in Romania. I membri di queste famiglie furono dichiarati ''traditori della patria'' e deportati ai [[lavoro forzato|lavori forzati]].
Durante l'avanzata in territorio romeno, l'[[Armata Rossa]] e l'[[NKVD]] non rispettarono i tempi concordati tra i governi di [[Mosca]] e di [[Bucarest]] e, spalleggiate da partigiani infiltrati in precedenza, aprirono il fuoco contro le truppe romene in marcia verso il nuovo confine causando numerose vittime. Interi reparti romeni vennero accerchiati dalle forze sovietiche, catturati e internati.
 
Molte famiglie vennero colte di sorpresa dal rapido succedersi degli eventi e si trovarono divise dai nuovi confini. In questa situazione molti cercarono di riunirsi con le famiglie in Romania, attraversando la frontiera legalmente o illegalmente.
 
A questa situazione le autorità sovietiche risposero in due modi: da un lato fu rafforzato il pattugliamento delle frontiere; dall'altro furono compilati elenchi di famiglie che avevano parenti in Romania. I membri di queste famiglie furono dichiarati ''traditori della patria'' e deportati ai [[lavoro forzato|lavori forzati]].
 
== I fatti ==
Il [[L'1 aprile]] [[1941]] un folto gruppo di persone provenienti da diversi villaggi lungo la [[valle del Siret]] (Pătrăuţii-de-Sus, Pătrăuţii-de-Jos, Cupca, Corceşti, Suceveni), recante la [[bandiera bianca]] e insegne religiose (icone, croci ed altro), formò una colonna di circa 3.000 persone pacifiche e disarmate, che si incamminò verso il nuovo confine sovietico-rumeno.
 
Nella radura di Varniţa, a circa 3 km dalla frontiera rumena, le guardie di confine sovietiche che erano in agguato nella foresta aprirono il fuoco su di loro incessantemente con delle mitragliatrici. I sopravvissuti furono inseguiti dalle guardie a cavallo e massacrati a colpi di [[sciabola]]. I feriti furono legati alle code dei cavalli e fatti trascinare.
 
Nella radura di [[Varniţa]], a circa 3 km dalla frontiera rumena, le guardie di confine sovietiche che erano in agguato nella foresta aprirono il fuoco su di loro incessantemente con delle mitragliatrici. I sopravvissuti furono inseguiti dalle guardie a cavallo e massacrati a colpi di [[sciabola]]. I feriti furono legati alle code dei cavalli e fatti trascinare.
I corpi delle vittime, di cui alcuni ancora vivi, vennero sepolti in 5 grandi fosse comuni preparate precedentemente con un lavoro ininterrotto di 2 giorni e 2 notti.
 
I corpi delle vittime, di cui alcuni ancora vivi, vennero sepolti in cinque grandi fosse comuni preparate precedentemente con un lavoro ininterrotto di due giorni e due notti. Alcuni poi, furono arrestati dalla [[NKVD]] di Hlyboka (Rajon) e dopo essere stati torturati, furono portati al cimitero ebraico in quella città e gettati vivi in una fossa comune, su cui è stata versata calce viva.
 
Il numero esatto delle vittime non è certo e probabilmente non si verrà mai a sapere. Secondo i dati archiviati dalle autorità sovietiche, solo venti persone furono uccise nel tentativo di attraversare il confine, tra cui anziani, donne e bambini. Altre liste, compilate successivamente e riguardanti esclusivamente la popolazione di sei villaggi, riportano i nomi di 44 persone decedute nella strage. Altre stime di testimoni locali danno invece un numero compreso tra 200 e oltre 2.000 vittime uccise da armi da fuoco, altre ferite e poi uccise a colpi di spada o di vanga oppure sepolti vivi. Una stima obiettiva limita il numero dei morti ad alcune centinaia.
Il numero esatto delle vittime non è certo e probabilmente non si verrà mai a sapere.
Secondo i dati archiviati dalle autorità sovietiche, solo 20 persone furono uccise nel tentativo di attraversare il confine, tra cui anziani, donne e bambini.
Altre liste, compilate successivamente e riguardanti esclusivamente la popolazione di sei villaggi, riportano i nomi di 44 persone decedute nella strage.
Altre stime di testimoni locali danno invece un numero compreso tra 200 e oltre 2.000 vittime uccise da armi da fuoco, altre ferite e poi uccise a colpi di spada o di vanga oppure sepolti vivi. Una stima obbiettiva limita il numero dei morti ad alcune centinaia.
 
== Conseguenze ==
Il massacro innescò una serie di operazioni di repressione contro l'etnia rumena. Nella notte tra il [[12 giugno|12]] e il [[13 giugno]] 1941, oltre 13000 rumeni vennero prelevati dalle loro case e deportati in [[Siberia]] e [[Kazakistan]]. Pochi sono sopravvissuti.
 
Il massacro è stato considerato un tabù fino agli anni '90Novanta, ogni riferimento o ricordo era vietato dalle autorità sovietiche prima e da quelle ucraine poi. Solo dal [[2000]] le autorità ucraine, anche a seguito di richieste dall'[[Europa]], hanno permesso una cerimonia di commemorazione delle vittime e l'erezione di un sacrario.
 
== Bibliografia ==