Coppa diatreta: differenze tra le versioni

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Sin dalla prima pubblicazione sull'argomento (1680) è quasi unanimemente accettato che le coppe fossero realizzate tagliando e molando un vaso di vetro grezzo, pieno e spesso, con una laboriosa tecnica nota a Greci e Romani grazie alla loro esperienza nell'incisione della pietra e delle gemme semi-preziose. Una vecchia teoria, minoritaria ma riproposta recentemente, vuole invece che vaso e gabbia fossero realizzati e lavorati separatamente e poi congiunti a caldo.<ref>Si veda l'articolo della storica del vetro antico Rosemarie Liercke, «[http://www.rosemarie-lierke.de/English/Cage_Cups/cage_cups.html Cage Cups]» (in inglese), 11 agosto 2005.</ref> Alcuni esemplari, come una coppa ritrovata a Corinto negli anni 1960, non mostrano indizi di saldatura alla giunzione tra gabbia e coppa anche quando esaminati al microscopio.<ref>Whitehouse, David, ''Roman glass in the Corning Museum of Glass'', Corning Museum of Glass, 83-84; [http://www.cmog.org/dynamic.aspx?id=5582 Corning Cage Cup]</ref>
 
Un piccolo frammento di argento reticolato con un motivo a traforo si è conservato in un ricco tesoro di argenti romani sminuzzati nel V secolo per il suo valore venale, [[Tesoro di Traprain Law|sepolto in Scozia a [[Traprain Law]] ed ora esposto al [[Royal Museum of Scotland]]. Il frammento mostra un motivo basato su circonferenze, molto simile alle ''diatreta'' di vetro, e suggerisce che lo stesso stile possa essere stato usato per il vasellame in argento.<ref>Fleming, S.J., ''Roman Glass; reflections on cultural change'', 1999, Philadelphia, University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology, p. 110.</ref>
 
Alcuni esemplari presentano un'ulteriore complicazione nel processo di lavorazione dovuta all'uso di differenti colori per la gabbia, come nel caso delle coppe di Milano e Colonia, ma la maggior parte delle coppe sono monocolori, come nel caso della coppa di Monaco e di quella di Corning. Un esemplare, la [[Coppa di Licrurgo]], fu lavorata in modo da ottenere un [[vetro dicroico]], il cui colore, cioè, cambia quando la luce vi passa attraverso.