Devianza degli immigrati: differenze tra le versioni

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==I primi studi sulla devianza degli immigrati==
La devianza e la criminalità attribuite ai migranti sono uno dei più vecchi oggetti di ricerca della [[criminologia]] e delle [[scienze sociali]]. [[vagabondo|Vagabondi]], [[zingari]] e stranieri sono sempre stati considerati gli individui sospetti devianti da ogni società locale e da ogni autorità di polizia. Con l'[[industrializzazione]] e l'[[urbanizzazione]] che hanno caratterizzato la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX, sono i "neo-inurbati a che figurano spesso come soggetti pericolosi, che minacciano l'ordine sociale della neonata società industriale. Questo avviene quando i neo-inurbati non riescono o non vogliono inserirsi o conformarsi alla disciplina della società industriale.
Successivamente, negli anni '20 del Novecento, gli studiosi americani della cosiddetta [[scuola di Chicago|"scuola di Chicago"]], hanno realizzato vari studi su tale oggetto di ricerca. Essi hanno sottolineato come la sovrapposizione e la riproduzione dei problemi scialisociali, il loro aggravamento talvolta drammatico, si manifestino anche in termini di violenze, conflitti, devianze, criminalità che riguardano in particolare i giovani immigrati o figli di immigrati. In Europa invece, è soprattutto dalla fine degli anni '50 che alcuni autori si sono interessati ai rapporti polizia-immigrati. Tuttavia, la [[sociologia delle migrazioni]] che si è sviluppata in Europa continentale dalla fine degli anni '60 ha sempre trascurato questo fenomeno <ref name= Palidda>Salvatore Palidda, ''Devianza e vittimizzazione tra i migranti'', Quaderni ISMU 2/2001 </ref> .
 
==Il nuovo paradigma delle migrazioni==
L'attuale congiuntura economica, sociale, politica e culturale è profondamente caratterizzata dalla relazione che intercorre tra [[devianza]] e [[immigrazione]].
In primo luogo, la correlazione tra l'approdo alla devianza, alla [[criminalità]] o all'autocriminalizzazione di alcuni migranti e la situazione delle società d'origine appare esplicito sia nel caso di migrazioni tra paesi vicini o confinanti, che nel caso di migrazioni tra paesi lontani. In effetti, oggi più che in passato, molte società di emigrazione sono caratterizzate da una situazione di degrado economico, sociale e politico, e di destrutturazione culturale, terreno fertile per il diffusione delle organizzazioni criminali e lo scoppio di violenze o guerre civili. Tale contesto favorisce l'approdo alla devianza o alla criminalità da parte di alcuni individui che migrano con l'illusione di poter approfittare delle opportunità offerte dalle società ricche.
In secondo luogo, Le condizioni in cui si svolge oggi la migrazione sono profondamente segnate del "proibizionismo", cioè dall'impossibilità di migrare liberamente e regolarmente. La [[immigrazione illegale|migrazione clandestina]] che si viene così a creare comporta gravi rischi di morte e spinge i migranti ad accettare i servigi offerti loro dai trafficanti, rischiando di essere criminalizzati perché confusi con questi ultimi.
Infine, l'inserimento dei migranti nella società di arrivo appare complicato dalla grande difficoltà di accesso alla regolarità. L'inserimento economico e sociale è infatti molto spesso nell'informale e in condizioni di interiorizzazione e i momenti di socialità tra migranti ed autoctoni sono molto rari, se non inesistenti. Tutto questo ostacola il passaggio da una condizione informale/irregolare alla regolarità e facilita la spinta verso l'illegalità, la devianza, la criminalizzazione e l'autocriminalizzazione. A ciò corrisponde l'impiego della manodopera immigrata per attività illegali e l'etnicizzazione delle attività devianti.
 
Questa congiuntura appare caratterizzata dal cambiamento radicale del paradigma delle migrazioni. Dagli anni '70 il cambiamento del paradigma delle migrazioni corrisponde al passaggio dall'internazionalizzazione all'esternalizzazione di gran parte delle attività economiche. Il paradigma dell'internazionalizzazione era anche quello dell'inclusione o integrazione regolare dei migranti. Viceversa, il nuovo paradigma delle migrazioni appare caratterizzato da un'opposizione violenta tra inclusione ed esclusione e dalla negazione della migrazione sino a designarla come nemico pubblico al pari del terrorismo e della criminalità. Il cambiamento del paradigma della migrazione ha provocato la crisi del tradizionale modello migratorio. Sono i modelli devianti, invece, ad avere oggi più successo anche perché corrispondono maggiormente ad alcuni elementi della [[cultura di massa]] impostasi in questi ultimi decenni. Discredito del modello tradizionale difficoltà di inserimento regolare e successo dei modelli devianti sono tre fattori che hanno contribuito notevolmente allo sviluppo della devianza in particolare tra i giovani migranti.
 
Un altro elemento che sembra contribuire molto allo sviluppo della devianza e della delinquenza tra gli immigrati è il cambiamento della criminalità autoctona. A partire dagli anni '80, infatti, anche le mafie si sono esternalizzate proiettando la loro attività proprio nei paesi di emigrazione. Allo stesso tempo, nei paesi d'accoglienza, i lavori illeciti a più basso livello sono gradualmente stati affidati ai giovani migranti, permettendo così lo sviluppo di una [[criminalità organizzata]] di immigrati di varie nazionalità. Lo sviluppo della complementarietà e sostituzione tra stranieri ed autoctoni nelle attività devianti o criminali è stato assai rapido. Particolarmente rilevante risulta quindi anche il conseguente aumento dell'etnicizzazione di alcune attività criminali o devianti.
 
==Note==