L'amor che move il sole e l'altre stelle: differenze tra le versioni

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'''L'amor che move il sole e l'altre stelle''' (''Paradiso'' XXXIII,145) è l'ultimo verso del [[Paradiso_(Divina_Commedia)|Paradiso]] e della [[Divina Commedia]] di [[Dante Alighieri]]. Dopo la fugace visione di [[Dio]], realizzazione piena del suo ''itinerarium mentis in Deum'' (per definirlo con le parole di [[san Bonaventura]]), Dante sente che l'Amore "''che move il sole e l'altre stelle''" sta ormai muovendo anche il suo desiderio e la sua volontà (vv. 142-145). Dante così si riconosce "''"nella solitudine infinita del solo Dio"''", <ref>[[Vittorio Sermonti]] in D.Alighieri, ''Divina Commedia/Paradiso'', B.Mondadori, Varese 1996, p.528.</ref> collocandosi nella perfezione del moto circolare divino.
 
Le stelle, osservava [[Attilio Momigliano]], <ref>''Inferno'', Firenze 1976</ref> sono la meta di Dante e per questo motivo ricorrono nel verso finale di ogni cantica della ''Commedia'': una rispondenza che «non è pura simmetria, ma espressione del motivo ideale che corre attraverso il poema e lo innalza costantemente verso la meta»