Pietro Lombardo (teologo): differenze tra le versioni

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== Pensiero ed opere ==
Oltre ai commenti all'opera di [[Paolo di Tarso|san Paolo]] e ai [[Salmi]], la sua opera maggiore rimane il ''Liber Sententiarum'' (Libro delle Sentenze), scritta fra il [[1150]] ed il [[1152]] e per la quale ottenne l'appellativo di ''Magister Sententiarum''. Sebbene il testo rientri in un genere letterario tipico della [[teologia]] [[medioevo|medievale]], ossia l'esposizione delle sentenze delle autorità di fede (i [[padre della chiesa|padri della chiesa]] ed i riferimenti biblici) l'opera del Lombardo, per l'ampiezza delle fonti e la sua originalità, diverrà il testo di riferimento per la didattica teologicanelle [[facoltà]] di teologia e l'elaborazione letteraria nello stesso campo fino alla fine del [[XVI secolo]]<ref>Nicola Abbagnano, ''Storia della filosofia'', vol. II, pag. 37 e seg. Novara, Istituto Geografico de Agostini, 2006 per Gruppo Editoriale l'Espresso, Roma (I contenuti di questo volume sono tratti da: Nicola Abbagnano, ''Storia della filosofia'' vol. I, II, III, quarta edizione, Torino, Utet, 1993 e Nicola Abbagnano, ''Dizionario di Filosofia'', terza edizione aggiornata ed ampliata da Giovanni Fornero, Torino, Utet 1998)</ref>. Egli infatti attinge ad una vasta letteratura in merito, adottando anche testi che normalmente non erano contemplati in queste composizioni, come Il ''De fide ortodoxa'' di [[san Giovanni Damasceno]].
 
Con la sua opera il Lombardo tenta di sistematizzare e armonizzare la disparità e le divergenze che la pluralità delle ''auctoritates'' aveva generato, dando luogo ad un certo scompiglio [[ermeneutica|ermeneutico]] e dottrinale.