Porta Monforte: differenze tra le versioni

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Porta Monforte, a cui non fanno capo direttrici extraurbane, è rimasta da sempre uno snodo di importanza decisamente minore. Il piazzale, ornato da giardini, porta oggi il nome di ''Piazza del Tricolore''. Il nome della porta (ereditato dal corso che qui vi sbuca da [[piazza San Babila]], sarebbe da ricondursi a un fatto storico risalente al [[XI secolo]]. Nel [[1028]] il vescovo di [[Milano]] [[Ariberto da Intimiano]] era impegnato nella visita della [[diocesi suffraganea]] di [[Diocesi di Torino|Torino]]: interrogando il capo di un gruppo religioso sospettato di [[eresia]], venne a sapere che gli abitanti di [[Monforte d'Alba]] (oggi in provincia di [[Cuneo]]) interpretavano in modo [[allegoria|allegorico]] il [[Trinità|dogma trinitario]], negavano la necessità dei [[sacramenti]] e quindi del [[clero]], molto probabilmente avendo abbracciato la dottrina dei [[catari]]. In quello stesso anno pertanto, forze militari alle dipendenze di [[Ariberto da Intimiano]] assediarono ed espugnarono il castello di [[Monforte d'Alba|Monforte]]: la sua popolazione venne deportata a [[Milano]] ed invitata ad abiurare la propria fede. Coloro che rifiutarono - la maggior parte - vennero arsi sul [[rogo]]. La zona di [[Milano]] in cui sarebbero stati imprigionati gli eretici prese dunque il nome dal loro paese di provenienza, dando il nome al futuro corso Monforte, che a sua volta l'avrebbe passato alla relativa porta.<ref>[[Landolfo Seniore]], ''La cronaca milanese, traduzione italiana con note storiche.'' Alessandro Visconti, ed.. Milano: Stucchi Ceretti, 1928.</ref>
 
==Galleria==
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Immagine:Milano, Porta Monforte 02.jpg |Porta Monforte vista da v.le Majno, inizio [[Novecento]].
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==Note==