Relegatio in insulam: differenze tra le versioni

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La '''''relegatio in insulam''''', nell'antico [[Diritto romano|ordinamento giuridico romano]] era la pena a cui erano sottoposti i colpevoli di determinati delitti (ad es. [[adulterio]], [[stupro]]).
 
Essa consisteva nell'allontanamento temporaneo del soggetto in un luogo isolato, senza la perdita dello status di cittadino romano, previsto invece dalla ''[[deportatio]]''.
 
La relegazione era una sorta di soggiorno obbligato in un luogo lontano da Roma e isolato, imposto a personaggi considerati pericolosi dalle autorità romane. A differenza dell'esilio, esso non prevedeva la confisca dei beni e la perdita permanente dei diritti civili. Il provvedimento aveva di solito una durata limitata nel tempo: il condannato, ricevuto il perdono, poteva far ritorno a Roma.
 
In particolare, il poeta [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] subì la ''relegatio'' nel 8 d.C.: egli fu esiliato a Tomi , colonia romana sulle rive del Mar Nero (oggi in Romania). Ovidio rimase sempre vago rispetto a questo avvenimento, affermando di aver commesso ''duo crimina, carmen et error'' ([[Tristia]], II, v.212). Nel caso del poeta, tuttavia, la pena non fu mai revocata, nonostante le numerose suppliche di amici e parenti.
 
==Collegamenti esterni==