Ṭahāra: differenze tra le versioni

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La '''ṭahāra''' ({{arabo|ﻃﻬﺎﺭة}}), "purità rituale", è lo stato di purità del corpo che, accompagnato da quello del proprio pensiero e dal preciso intento che esso sia indispensabile all'adempimento di un precetto legale islamico, si consegue con particolari [[lavacri]]: ''[[wudu'|wuḍūʾ]]'' ({{arabo|وضوء}}) o ''[[ghusl]]'' ({{arabo|ﻏﺴﻞ}}).
[[File:Ablution.jpg|thumb|right|L'abluzione prima della preghiera canonica islamica]]
 
SiL'impurità distingueche innanzideve tuttoessere trarimossa (''[[hadath]]'') secondo la legge coranica è di due tipologie distinte: l'impurità minore (''hadath asghar'') oe quella maggiore (''hadath akbar'')<ref>[[Alberto Ventura]], ''Islam'' ("L'islām sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo))", in ''Storia delle religioni'', a cura di G. Filoramo, Roma-Bari, Laterza, 1999, pp. 124-5.</ref> e se per il primo caso basterà il ''wuḍūʾ'' - che comporta lo strofinarsi con acqua pulita la testa in tutte le sue aperture (che si può pensare abbiano permesso l'ingresso del peccato): bocca, naso, orecchie e occhi, cui s'aggiungerà anche la nuca e con il lavaggio delle braccia fino al gomito e dei piedi fino alle caviglie - in caso d'impurità "maggiore" si dovrà ricorrere invece al ''ghusl'', un lavacro totale del corpo, anche delle parti non toccate dal ''wuḍūʾ''.
 
In mancanza d'acqua si potrà supplire con sabbia pulita (come la [[Lingua latina|latina]] ''lustratio pulveralis''), polvere secca o altri materiali inerti, purché non sudici, come la polvere derivante dall'intonacatura d'una casa.