Partito Comunista Italiano: differenze tra le versioni

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Quando, il [[25 luglio]] del [[1943]], Mussolini fu costretto a dimettersi, l'iniziativa del Partito aumentò sensibilmente sia per i maggiori margini di manovra che per la conseguente uscita dal carcere e il ritorno dall'esilio di numerosi dirigenti comunisti. Il peso del PCI in Italia era divenuto molto importante anche perché nel nord Italia la guerra con i tedeschi e con i fascisti della [[Repubblica Sociale Italiana]] era ancora tutta da combattere e dall'autunno del [[1943]] i comunisti, sotto la guida di [[Luigi Longo]], già capo delle [[Brigate internazionali]] in Spagna, e di [[Pietro Secchia]], costituirono il nerbo dei gruppi clandestini della resistenza italiana, organizzati nelle [[Brigate Garibaldi]] (se ne contarono fino a 575 gruppi) sulle montagne e nei [[Gruppi di azione patriottica|GAP]] e nelle [[Gruppi di azione patriottica|SAP]] nelle città. Oltre alla lotta armata, il PCI continuò il suo lavoro politico continuando nell'organizzazione degli operai e promuovendo scioperi e agitazioni soprattutto nei primi mesi del [[1944]]. La dichiarazione di guerra del Governo [[Pietro Badoglio|Badoglio]] ai danni della [[Germania]] pose il PCI dinnanzi ad un bivio: continuare nella linea, richiesta dalla base, di contrapposizione frontale a Badoglio e alla [[Monarchia]] o l'assunzione di responsabilità di governo.
 
In tale contesto storico le formazioni partigiane legate al PCI commisero il tragico [[eccidio di Porzûs]], ai danni di formazioni resistenziali "bianche", e le vendette post-belliche del ''[[Triangolo della morte (Emilia)|triangolo della morte]]'' in Emilia (come ammesso nel 1990 dal partigiano [[Otello Montanari]]).
[[Immagine:PCI symbol.jpg|thumb|left|Simbolo del PCI dal 1953]]